30 anni di carcere per Salvatore Siani, il 48 enne barbiere di Cava de’ Tirreni che lo scorso 22 gennaio uccise la moglie, Nunzia Maiorano , colpendola con ben 46 coltellate, al culmine dell’ennesimo litigio.
È stata questa la sentenza pronunciata nel tardo pomeriggio di oggi dal gup Gustavo Danise, presso il tribunale di Nocera Inferiore, al termine del rito abbreviato richiesto dalla difesa. Il pm Roberto Lenza (In foto in basso), al termine di una lunga ed appassionata requisitoria aveva chiesto la condanna a 30 anni di carcere per l’imputato contestandogli diverse aggravanti, a partire dalla premeditazione, dalla futilità del movente, alla crudeltà dell’agire e del avere ucciso la propria moglie. Il giudice dell’udienza preliminare ha ritenuto non sussistere la premeditazione e la futilità dei motivi, arrivando, però, a quantificare la pena sempre in 30anni di reclusione a carico del 48enne barbiere cavese.
L’efferato femminicidio avvenne la mattina del 22 gennaio scorso in località Petrellosa di Cava. Nunzia Maiorino di 41 anni, già da tempo aveva deciso di lasciare il padre dei suoi 3 figli , infatti da mesi la donna dormiva a casa della madre insieme al figlio più piccolo di soli 5 anni. Quella tragica mattina Salvatore Siani era andato ad accompagnare gli altri due figli di 15 e 9 anni a scuola. Poi era rincasato, l’abitazione della coppia e quella della madre di Nunzia erano nella stessa palazzina e Nunzia ogni mattina, dopo aver trascorso la notte nell’appartamento della madre, ritornava a casa per provvedere ai suoi 3 figli.
Forse l’ennesimo diverbio, Salvatore Siani non accettava la decisione della moglie di lasciarlo dopo 17 anni di matrimonio, e così iniziò a colpirla in maniera violenta, una furia assassina, fendenti ovunque, un corpo martoriato da una violenza cieca. Per la povera Nunzia non ci fu scampo. Il barbiere cavese rivolse anche verso se stesso il coltello, forse voleva farla finita dopo essersi reso conto dell’orrore e della tragica fine che aveva imposto alla donna che diceva di amare. Le urla della povera Nunzia avevano fatto accorrere anche la madre ed il figlioletto, impotenti spettatori di una tragedia tanto efferata.
Oggi, a 6 mesi da un femminicidio che sconvolse la città di Cava, il Comune si è infatti costituito parte civile insieme ad altre associazioni, con questa sentenza si arriva ad una prima verità, anche se non è escluso il ricorso in Appello non appena sarà possibile esaminare le motivazioni in base alle quali è stata adottata la decisione del giudice. Ad attendere la sentenza il fratello della vittima Gianni Maiorano e le rappresentanti di numerose associazioni che dal mattino avevano posto in essere un sit in dinanzi al palazzo di giustizia nocerina. “Niente e nessuno potrà mai ridarci Nunzia, ma la sentenza ci restituisce un po’ di giustizia”.
redazione