Processo Compost Campania, ancora nulla di fatto

Il Gup dispone, ancora una volta, ulteriori indagini.
Stamattina si è tenuta un’infuocata udienza innanzi al Giudice Rossetti del Tribunale Penale di Nocera Inferiore.

Il Tribunale era chiamato ad esprimersi sulla richiesta di rinvio a giudizio da parte del Pubblico Ministero nei confronti di Rosaria Granata, moglie di Gaetano Ferrentino di Roccapiemonte, deceduto nel 2016 e coinvolto nella vicenda del processo Chernobyl, recentemente conclusosi con il proscioglimento di tutti gli imputati, e la giovane F.A. di Mercato San Severino.

Già alla precedente udienza l’allora giudice Alfonso Scermino, soprassedendo alla richiesta di rinvio a giudizio, dispose ulteriori approfondimenti investigativi che sono stati effettuati dalla Procura di Nocera Inferiore ma che il giudice Rossetti ha ritenuto non soddisfacenti, disponendo la restituzione del fascicolo al pubblico ministero.

Momenti di nervosismo hanno caratterizzato l’udienza atteso che Rosaria Granata, già coinvolta in un procedimento penale dinanzi al Tribunale di Roma per le vicende Chernobyl – Compost Campania, ha denunciato una sorta di incompatibilità ambientale del Tribunale di Nocera Inferiore a trattare il processo che la vede, allo stato, indagata.
Le particolari vicende della Compost Campania, fino ad oggi, si sono rivelate fatali per due magistrati . L’ex. P.M dell’ecomafia Donato Ceglie, che, dopo essere stato sospeso dall’allora Ministro Orlando, si è dimesso nel mese di febbraio dalla Magistratura, e il giudice Mario Pagano di Roccapiemonte, sospeso pure lui, e agli arresti dall’ 11 dicembre 2017.

Rosaria Granata, per canto suo, sollecita la giustizia a valutare nel suo complesso e non per singoli capitoli la vicenda Chernobyl – Compost Campania e anche della So.rie.co, la precedente società di proprietà del marito e poi dichiarata fallita che, a sua volta, era proprietaria di un sito di interesse strategico per la gestione dei rifiuti in Campania.

“Appare davvero singolare,-afferma la Granata, che due società che gestiscono un sito di trattamento dei rifiuti nella Regione Campania possano entrambe essere dichiarate fallite dopo che la Magistratura, con i suoi sequestri penali, ha reso di fatto impossibile lo svolgimento dell’attività.

E’ chiaro che io e mio marito, – ha continuato l’imputata- nelle vicende giudiziarie che ci hanno coinvolto, siamo vittime di dinamiche occulte che non augurerei a nessuno di incrociare ,nemmeno a un eventuale peggior nemico, dinamiche che sono ben note alle procure di Roma, Napoli e Salerno, ma che la procura di Nocera pare faccia tutt’ora fatica a comprendere. Questo è il motivo della mia richiesta di traferire il fascicolo a una procura che abbia una visione complessiva della vicenda- ha aggiunto ancora la Granato- chiedo soltanto giustizia , e se per ottenerla debbo arrivare fino alle autorità europee , allora io sono già a Strasburgo”.

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