L’ascesa del gruppo nocerino grazie all’accordo con il clan di San Giovanni a Teduccio e ai trafficanti di droga di Castellammare di Stabia.
NOCERA/SAN GIORGIO A CREMANO. Il 3 settembre scorso Michele Cuomo, Antonio De Napoli, Domenico Rese e Luigi Vicidomini andarono a San Giorgio a Cremano a casa di Umberto Luongo componente del clan D’Amico: quale era il motivo di quell’incontro? I carabinieri del Ros sono da molti mesi dietro al quello che si configura come un clan capeggiato da Michele Cuomo, emergente espoennte criminale nocerino e danno grande importanza a quanto si sono detti i nocerini e i referenti del gruppo malavitoso egemeno nell’area sud della città di Napoli (zona di San Giovanni a Teduccio e San Giorgio a Cremano).
Un’importnanza particolare visto che la sera dopo, il 4 settembre, proprio Antonio De Napoli avrebbe gamizzato Marco Iannone in via Filagieri, dando il via alla guerra per il controllo dello spaccio di sostanze stupefacenti in città, conclusasi con la famosa cena di ottobre scorso per riappacificazione tra il gruppo dei Cuomo e quello dei fratelli Francesco e Mario D’Elia, di cui ieri Le Cronache ha ripubblicato la foto ricordo.
Sempre gli investigatori del Ros salernitano ritengono che il clan «sarebbe riuscito a stipulare alla fine di agosto del 2016 – una alleanza con gli epigoni del clan D’Amico di San Giovanni a Teduccio (NA), in particolare con membri di tale consorteria identificati in Luongo Umberto, Terracciano Ciro Rosario e Sartori Demetrio». Proprio in virtù di questo accordo, viste le sparatorie di del 4 e del 5 settembre 2016 tra i componenti del gruppo Cuomo e quelli dei D’Elia, sarebbe arrivato a Nocera Inferiore Terracciano armato ma sul suo passo trovò una patuglia della polizia che, il sei settembre scorso, lo vide e lo arrestò, mentre era davanti al centro scommesso gestito da Leontino Cioffi, all’angolo tra via Luciano Gambardella e corso Vittorio Emanuele.
Ma nella notte tra la domenica quattro settembre e il lunedì precdente, poche ore prima del suo arresto, potrebbe essere stato tentato l’omicidio proprio di Terracciano all’interno o davanti al circolo, come ipotizzano anche gli inquirenti. A questo punto, il gruppo D’Elia, del quale faceva parte anche Marchietiello ‘o stallone (Marco Iannone) e Mario Scesce (Mario Tortora) saputo dell’accordo dei Cuomo con il clan napoletano potrebbe aver tentato una presa di posizione con agguati ai concorrenti Cuomo per avere lo spazio vitale nello spaccio ed evitare di essere chiusi dallo strapotere di quelli di Casale Nuovo, ormai lanciati alla conquista delle piazze di spaccio di Piedimonte, grazie all’appoggio anche dei fratelli De Napoli che abitano “‘coppe ‘e palazzine”, le abitazioni popolari di via Filangieri a Cupa del Serio (a ridosso di Piedimonte) controllate, assieme alla zona del crocifisso (all’incrocio tra via Urbulana con via Salvador Alliende e via Piccolomini D’Aragona) dal gruppo D’Elia (basta ricordare l’operazioen antidroga “Crucifix”).
Insomma, Michele Cuomo voleva fare il grande salto di qualità e forse, i fornitori di droga di Castellammare di Stabia non erano più sufficienti ad assicurare un’evoluzione del gruppo criminale nocerino. L’alleanza con i napoletani dei D’Amico, pronti a fornire anche uomini di pesa e pronti a sparare (Terracciano fu arrestato con una pistola con il colpo in canna) poteva essere quella svolta egemonica che avrebbe portato allo scontro militare e quindi c’era bisogno di “amici” pronti a tuttoe non solo fornirti di droga.