Legambiente: non si arresta la difesa dei mari da parte di Goletta verde

Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente, riparte per difendere i mari italiani dai rifiuti e dalla perdita di biodiversità. Un viaggio che prenderà il via oggi, 28 settembre, da Portovenere nella Cinque Terre reso possibile grazie alla collaborazione del Parco dell’Arcipelago Toscano e al sostegno del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Nel corso del tour sarà affrontato il tema della Marine Strategy, la direttiva 2008/56 sull’ambiente marino che prevede il raggiungimento del buono stato ecologico, per le acque marine di ogni stato membro, entro il 2020, sulla base di 11 descrittori che considerano tutti gli aspetti legati all’impatto delle attività umane sull’ambiente marino come la pesca insostenibile, l’introduzione di sostanze inquinanti, rifiuti e specie aliene, ma anche l’inquinamento acustico sottomarino.

Tra questi il problema dei rifiuti, nei mari e sulle spiagge, sta assumendo proporzioni davvero preoccupanti: stando alle stime del Consiglio Generale della Pesca nel Mediterraneo (FAO) sono oltre sei milioni di tonnellate i materiali solidi e pericolosi di origine umana che vengono scaricati ogni anno nei mari del mondo. I rifiuti galleggianti che vediamo in superficie, nel mare e in spiaggia, costituiscono però solo una minima parte del problema: almeno il 70% dei rifiuti che entrano nell’ecosistema marino affondano: uno studio Ispra, realizzato nell’autunno 2014 tra il delta del Po e Caorle, evidenzia una densità media di più di 700 rifiuti per km2, con una densità in peso per km2 di circa 100 kg. Anche sul fondo del mare la plastica rappresenta la stragrande maggioranza dei rifiuti ritrovati sui fondali (ben il 92%), che è anche tra quelli più pericolosi: viene ingerita da cetacei, tartarughe e uccelli marini causando danni spesso letali e la sua frammentazione genera micro-particelle che, ingoiate dai pesci, posso arrivare fino alle nostre tavole. Goletta Verde affronterà anche il tema dell’invasione delle specie aliene, cioè di specie che sono originarie di altre aree geografiche, ma sono state introdotte accidentalmente dall’uomo nel Mar Mediterraneo.

I due temi principali di quest’edizione speciale di Goletta Verde – che si avvale del sostegno anche delle Aree marine protette Isole Egadi, Tavolara, Secche di Tor Paterno, Cinque Terre e Parco nazionale del Cilento – saranno affrontati durante incontri pubblici, workshop dedicati alla marine strategy, visite guidate a bordo e giornate dedicate agli alunni degli istituti scolastici italiani con laboratori didattici e lezioni di educazione ambientale.

“Le specie aliene e i rifiuti marini rappresentano una minaccia per la biodiversità e un pericolo per la tutela del mare da qui agli anni futuri. L’attuazione della Marine Strategy e il raggiungimento degli obiettivi al 2020 rappresentano quindi una grande opportunità per i nostri mari – dichiara Sebastiano Venneri, responsabile Mare di Legambiente. Per questo è necessario lavorare per assicurare la chiusura delle attività di studio entro l’anno, così come previsto dalla direttiva europea, e passare il prima possibile alla fase successiva, quella di attuazione di interventi per il raggiungimento del buono stato ecologico dei nostri mari entro il 2020”.

“Gli obiettivi che ci impone di raggiungere la Marine Strategy – spiega Giampiero Sammuri, presidente del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e di Federparchi – sono raggiungibili più facilmente utilizzando le idee, le azioni e il know-how anche attraverso la moltiplicazione e la promozione delle aree marine protette, territori che possono giocare un ruolo fondamentale nella custodia e nella cura della biodiversità marina e costiera, ma possono anche essere da stimolo per la crescita e lo sviluppo di un’economia locale responsabile e sostenibile”.

A riprova dei livelli di criticità raggiunti basta citare i dati dell’indagine svolta da Goletta Verde nell’estate 2014 con 87 ore di osservazione di rifiuti galleggianti nei mari italiani e 1.700 km di mare monitorati, calcolando fino a 27 rifiuti galleggianti ogni chilometro quadrato: rifiuti per lo più plastici appunto con una percentuale di quasi il 90%. Il mare più “denso” di rifiuti risultò l’Adriatico con 27 rifiuti galleggianti ogni km2 di mare; un bacino che si distingue anche per la quantità di rifiuti plastici derivanti dalla pesca: il 20%, considerando reti e polistirolo galleggiante, frammenti o intere cassette che si usano per contenere il pescato, percentuale che viene superata solo dalle buste pari al 41% e dai frammenti di plastica al 22%. Il Mar Tirreno con una densità di rifiuti pari a 26 ogni kmq conta invece la più alta percentuale di rifiuti di plastica: il 91%. Da notare che di questa ben il 34% è costituito da bottiglie (bevande e detergenti) che superano la percentuale di buste di plastica (29%) che, invece, fino all’anno scorso avevano il sopravvento. Meglio il Mar Ionio che grazie alla sua posizione geografica conta “solo” 7 rifiuti ogni kmq di mare. Indagine che è stata ripetuta anche quest’anno da Goletta Verde durante i due mesi di navigazione estiva per i mari italiani e i cui risultati saranno resi noti nei prossimi mesi.

Rifiuti che non si trovano soltanto nei mari e nei fondali ma anche sulle spiagge. L’indagine “Beach litter”- eseguita dai volontari di Legambiente da aprile a maggio 2015 su un’area di 136.330 mq, pari a quasi 20 campi da calci – ha permesso di individuare e smaltire 22.114 rifiuti spiaggiati. In particolare sono stati trovati 17 rifiuti ogni 100 mq, 5 rifiuti in più ogni 100 mq rispetto all’indagine dell’anno precedente.

Non da meno il problema della specie aliene nei nostri mari che rappresenta a livello globale la seconda causa di perdita di biodiversità. Secondo uno studio del Centro comune di ricerca dell’Ue, che ha esaminato i dati di oltre 986 specie esotiche, stiamo assistendo alla più grande invasione in corso sulla Terra: quasi 1.000 specie aliene si sono “trasferite” nel Mediterraneo da mari esotici per colpa delle attività umane. I risultati suscitano preoccupazione soprattutto perché queste acque sono l’habitat di oltre 17.000 specie di cui il 20% non si trova in nessun altro luogo. Tra le specie aliene troviamo 60 specie di alghe introdotte accidentalmente a causa dell’acquacoltura al largo della costa di Venezia e della Francia sudoccidentale, oltre a circa 400 specie di pesci vertebrati alieni che sono approdati nei nostri mari passando proprio dal Canale di Suez. Tra questi, il barracuda del Mar Rosso, cresciuto nel corso degli anni sia di numero che di taglia che ha creato scompiglio soprattutto nei luoghi dove convive con la spigola, che essendo predatore solitario è incapace di competere nell’attività di caccia con i branchi di barracuda. Introdotte accidentalmente dall’uomo, a causa dell’aumento e della globalizzazione del traffico marittimo; migrate tramite i canali naturali o artificiali, importate per fini commerciali, per esempio per l’acquacultura: tutti questi fattori hanno portato a una sempre maggiore diffusione di specie alloctone nel Mediterraneo. Il rischio è quello di modificare il delicato equilibrio biologico, frutto di migliaia di anni di evoluzione, e di introdurre specie che entrino in competizione per cibo e habitat con le specie autoctone, che introducano agenti patogeni e che creino delle specie ibride, provocando così mutamenti radicali all’ambiente. Inoltre vi è un danno economico causato dalle specie aliene, le quali possono essere causa di una diminuzione della produttività agricola, forestale e ittica, della riduzione delle risorse idriche e del degrado del suolo e dei sistemi infrastrutturali.

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