Angri, sparato a 20 metri di distanza, le ultime ore di vita di Carotenuto

Le liti in via Di Mezzo, la caccia all’uomo, la fuga, il colpo che ha ucciso il 35enne di Angri. Il giallo delle coltellate

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Stava passando la strada tra via Giovanni Da Procida e via Risi quando è stato colpito da un proiettile alla gamba che ne ha provocato la morte per dissanguamento. A sparare quel colpo dopo averlo seguito in piena notte sarebbe stato Pasquale Milo, 44enne interessato alla gestione di Okumpà nel centro storico di Angri, lì dove a via Di Mezzo avrebbe trascorso le ultime ore di vita il 35enne Mario Carotenuto.

Con Milo, probabilmente armato di una mazza da baseball con una parte in ferro ci sarebbe stato il 31enne rumeno Marius Naculai Nicuta, collaboratore di Milo nella gestione del locale e come lui fermato per l’omicidio premeditato aggravate pure dai futili motivi.
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LE ULTIME ORE DI VITA DI CAROTENUTO E LE LITI IN VIA DI MEZZO

Il pm Michele Migliardi e i tenente colonnello Gianfranco Albanese, comandante del Reparto territoriale di Nocera Inferiore hanno ricostruito le ultime ore di vita di Mario Carotenuto.

Intorno alle ore 22 di sabato scorso, Carotenuto, con problemi noti di tossicodipendenza, sarebbe stato in via Di Mezzo, il quadrilatero della Movida angrese, infastidendo le persone, davanti ai locali e i loro gestori. Avrebbe prima danneggiato la porta d’ingresso di un bar di via di via Mezzo Nord e sarebbero stati chiamati i carabinieri, ma nel frattempo, Carotenuto si sarebbe dileguato.

Poi intorno all’una di domenica notte, sarebbe tornato in via Di Mezzo Nord a avrebbe continuato a dare fastidio ai clienti del locali, entrando nel Okompà, dove ci sarebbero stati Milo e i suoi familiari, e avrebbe rotto una vetrina di esposizione. Sarebbero arrivati di nuovi i carabinieri che hanno cominciato a cercare Caratonuto un ambulanza che non ha trovato nessuno.

L’OMICIDIO
Grazie ai video di alcuni esercizi commerciali della Movida si è ricostruito che i due indagati avrebbero organizzato la missione punitiva appostandosi nei pressi di via Giudici e seguendo a distanza l’obiettivo. Come Carotenuto, intorno alle ore 2.50, ha passato l’incrocio tra via Giovanni Da Procida e via Risi, Milo avrebbe esploso, da una ventina di metri, un colpo di pistola, raggiungendolo alla gamba destra. Il 35enne si è trascinato per una trentina di metri lungo via Risi, perdendo copiosamente sangue, come dimostra la lunga scia parallela al marciapiedi.

Lì, accasciatosi in una pozza di sangue, sarebbe stato visto da alcuni passanti che hanno avvertito i carabinieri. Sul posto sono arrivate tempestivamente tre pattuglie del Reparto territoriale di Nocera e della stazione di Angri (che erano già in zona alla sua ricerca), con un’ambulanza, che nulla ha potuto fare per salvare la vita al 35enne ferito, morto poco dopo.

I FERMI
Milo si è avvalso della facoltà di non rispondere appena fermato, ma avrebbe fatto trovare una pistola calibro 9 con matricola punzonata, con un colpo in canna e altri 12 nel caricatore, e diversi altri caricatori con proiettili di varia misura che, visto qualche precedente di polizia in età giovanile, non avrebbe potuto il porto d’armi.

IL MISTERO DELLE COLTELLATE
Sulle prima si era ricostruito che il 35enne era stato ucciso con una serie di coltellate, se non fosse stato per quel colpo di pistola sentito in zona, tra via Da Procida e via Risi. In effetti, Carotenuto si era allontanato da via di mezzo, con una vistosa ferita al mento e un’altra all’arcata sopraccigliare.

Sono state queste ferite più altre lesioni sul corpo ad aver fatto pensare ad un accoltellamento, fino a quando, raccolte alcune testimonianze su un presunto sparo all’incrocio tra via Da Procida e via Risi, è stato trovato un bossolo calibro 9.

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