Scafati, chiesta la condanna per Pasquale Aliberti, la moglie Monica e il fratello Nello

La sentenza prevista per settembre

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Il «Patto tra camorra e politica a Scafati ci fu». La Dda, al termine del giudizio di primo grado del processo Sarastra, chiede la condanna dell’attuale sindaco Pasquale Aliberti a 6 anni e 8 mesi di reclusione. Il pm ha chiesto la condanna anche della moglie del primo cittadino ed ex consigliere regionale di Forza Italia Monica Paolino a 5 anni e 4 mesi di reclusione.
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I guai per la famiglia Aliberti non finiscono: chiesta la condanna anche Aniello Aliberti, fratello del sindaco, alla pena di 6 anni e 3 mesi. Per l’ex consigliere comunale Roberto Barchiesi chiesta una pena a 5 anni e 9 mesi, tre anni e quattro mesi per Andrea Ridosso (per il quale è stata chiesta l’assoluzione per l’imputazione relativa alle elezioni regionali del 2015; 5 anni e 4 mesi per l’ex staffista al Comune i Scafati Giovanni Cozzolino e 5 anni e 9 mesi per Ciro Petrucci, già presidente della società comunale Acse negli anni scorsi.

LA SENTENZA
Ora la parola passa alle difese e la sentenza di questo lunghissimo processo arriverà a settembre.

LE ACCUSE
Per il Pm Rocco Alfano alle elezioni comunali del 2013 e alle regionali del 2015 ci fu scambio politico mafioso grazie al presunto patto tra l’allora sindaco Aliberti e i Loreto-Ridosso, clan potente a Scafati. Un appoggio elettorale ricevuto in cambio di appalti e concessioni.

Andrea Ridosso, cugino di Gennaro e nipote di Romolo, boss dell’omonimo clan, avrebbe fatto da tramite tra i due gruppi, da parte il primo cittadino dei primi anni 2010 e dall’altro l’organizzazione criminale, non ricevendo, però, la candidatura proprio a causa del suo cognome, riconducibile al gruppo malavitoso. Da qui, la decisione di appoggiare Barchiesi.

Va anche considerato che esiste una condanna in abbreviato per Luigi e Gennaro Ridosso e il boss Alfonso Loreto per un’inchiesta sulla malavita paganese, compresa le pressioni politiche.

Tra le contestazioni anche quelle delle minacce aggravate alla giornalista Valeria Cozzolino proferite nei pressi dell’edicola di via Martiri D’Ungheria a Scafati quando il fratello del sindaco avrebbe strappato le locandine che annunciavano un articolo della valente collega su alcuni presunti abusi edilizi a casa Aliberti. Per questa vicenda è indicato quale presunto mandante Pasquale Aliberti.

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