Bombe a Rocca e Castel San Giorgio, ascoltati i due sindaci e il collega di Nocera

L’inchiesta della Dda e dei carabinieri

Sindaci di Nocera Inferiore, Roccapiemonte e Castel San Giorgio ascoltata dalla Dda di Salerno. I tre primi cittadini sono stati sentiti in merito agli attentati dinamitardi che due mesi fa sono stati messi a segno al sindaco rocchese Carmine Pagano e alla sua collega sangiorgese Paola Lanzara. Si cercano elementi a supporto delle indagini sui due attentati dinamitardi.

I carabinieri non mollano la presa, intenzionati a fare luce su di una pagina inquietante della vita politico amministrativa delle due cittadine. Martedì scorso Carmine Pagano e Paola Lanzara sono stati sentiti ancora una volta dai carabinieri del comando provinciale di Salerno e dagli uomini della Direzione investigativa antimafia.

Audizioni separate per cercare di capire se possa esserci realmente un unico comune denominatore dietro la mano che ha posizionato gli ordigni o che ne ha dato l’ordine, un filo conduttore che unisce i due primi cittadini e soprattutto il movente che si celerebbe dietro i due attentati dinamitardi.4-bomba-portone-sindaco-Pagano-Roccapiemonte-RTAlive

Oltre a Carmine Pagano e Paola Lanzara, i carabinieri, però, come riporta La Città, hanno voluto ascoltare anche il sindaco di Nocera Inferiore Paolo De Maio. Massimo riserbo sui motivi che hanno spinto gli inquirenti a sentire anche il sindaco della città capofila dell’Agro, eletto al primo turno il 13 giugno 2022, lo stesso giorno nel quale sia la Lanzara che Pagano venivano riconfermati sindaci per la seconda volta. Anche De Maio è stato sentito dai carabinieri per cercare di capire se possa esserci un collegamento con la gestione d’ambito di alcuni servizi, in primis quello dei rifiuti.

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LE INDAGINI
Gli inquirenti non lasciano trapelare assolutamente nulla, ed anche i diretti interessati si trincerano dietro un no comment. Le indagini sono in una fase delicata che potrebbe essere anche decisiva. Né il sindaco di Castel San Giorgio Paola Lanzara né quello di Roccapiemonte, Carmine Pagano, sono riusciti, in questi due mesi, a capire cosa sia realmente successo, e cosa avesse potuto spingere qualcuno a posizionare due bombe carta sotto i loro portoni di casa.

Il primo ad essere preso di mira fu proprio Carmine Pagano. Intorno all’una di notte del venerdì santo, un boato ruppe la tranquillità di corso Mario Pagano, in pieno centro storico di Roccapiemonte. Il sindaco non era neppure in casa perché fuori paese. Il boato fu forte ma l’ordigno non fece grossi danni. Subito furono avviate le indagini ed il sindaco costretto a rientrare anzitempo a casa.

A 24 ore esatte di distanza, all’incirca allo stesso orario, un altro ordigno, ma questa volta più potente, fu fatto esplodere sotto il portone della palazzina dove abita la sindaca Paola Lanzara. La deflagrazione fu potentissima tanto da scardinare e mandare in frantumi il portone, i vetri delle case situate dall’altra parte della strada oltre ai vetri di due auto parcheggiate li davanti.

Le indagini presero subito un’altra direzione, ravvisando un collegamento tra i due attentati e scavando nelle attività, appalti o finanziamenti che i due comuni viciniori potevano avere in comune.
E durante l’audizione i carabinieri hanno cercato di capire se i due sindaci avessero ricevuto minacce o pressioni soprattutto sul fronte caldo dei rifiuti, anche se, al momento, sia Roccapiemonte, sia Castel San Giorgio, gestiscono in maniera autonoma il servizio e non si ravvisano collegamenti.

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