Ad Angri una delle case di prostituzione gestite da cinesi, controllate da remoto

Le ragazze si prostituivano controllate da una sorta di centrale operative così come anche i clienti

Sei persone sono state arrestate tra Napoli e la provincia di Benevento, a Telese Terme per sfruttamento della prostituzione. A seguito di indagini coordinate dalla Procura di Benevento, i carabinieri della compagnia di Montesarchio, hanno trasferito in carcere due sorelle cinesi capi della gang e ai domiciliari altre quattro persone, due italiani e due asiatici.

Gli indagati sono tutti gravemente indiziati a vario titolo di reati che vanno dall’associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, alla coltivazione di sostanza stupefacente del tipo marijuana, al furto, alla ricettazione, alla sostituzione di persona, al favoreggiamento della permanenza illegale nel territorio dello Stato, alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ed infine all’indebita percezione del reddito di cittadinanza.

LE INDAGINI
L’attività di meretricio veniva pubblicizzata attraverso i siti internet di annunci a sfondo sessuale. Le due sorelle asiatiche, promotrici dell’associazione, destinatarie della misura cautelare in carcere, decidevano il luogo dove aprire le case di appuntamento, organizzavano lo spostamento delle donne che si prostituivano, trattenendosi i loro documenti. Il ruolo delle due donne assumeva particolare rilievo persino nello smistamento delle richieste di prestazioni sessuali.

Infatti le stesse dopo aver costituito una sorta di call center nel quartiere “Vasto” di Napoli, gestivano numerose case di appuntamento sparse su tutto il territorio nazionale (province di Benevento, Avellino, Salerno, Sassari e Cosenza), dirottando i clienti nelle sedi a loro più vicine e concordando telefonicamente il tipo ed il costo della prestazione.

LA CASA AD ANGRI
Una delle abitazioni si trovava ad Angri nei pressi dello stadio Novi.

IL GIRO D’AFFARI
Nel corso dell’attività, terminata nel maggio 2021, veniva sottoposta a sequestro documentazione cartacea “libri mastro” da cui risultavano profitti per l’associazione, riferiti a periodi relativamente brevi, di diverse centinaia di migliaia di euro. Gli indagati traevano altresì profitto dalla coltivazione di sostanza stupefacente del tipo marijuana, tanto che nel febbraio 2021 in Puglianello (BN) venne individuato un opificio industriale all’interno del quale furono sequestrati 1350 piante in vegetazione e 54 chilogrammi di sostanza già essiccata.

Nel corso delle perquisizioni effettuate nella città di Napoli a carico dei soggetti raggiunti dalle misure cautelari, è stato sequestrato un ulteriore ingente quantitativo di sostanza stupefacente ad una delle due donne raggiunte dalla misura della custodia cautelare in carcere.

GLI ALTRI INDAGATI
Nella vicenda risultano coinvolte altre otto persone di nazionalità italiana, indagate a vario titolo in stato di libertà, sia quali partecipi all’associazione a delinquere, alla quale assicuravano supporto logistico, sia quali responsabili del reato di favoreggiamento e anche nei loro confronti sono state eseguite ulteriori perquisizioni disposte con decreto del Pubblico ministero.

I RUOLI NELLA GANG E LA CENTRALE DI CONTROLLO
Il ruolo delle due donne assumeva particolare rilievo persino nello smistamento delle richieste di prestazioni sessuali. Infatti le stesse dopo aver costituito una sorta di call center nel quartiere “Vasto” di Napoli, gestivano numerose case di appuntamento sparse su tutto il territorio nazionale (province di Benevento, Avellino, Salerno, Sassari e Cosenza), dirottando i clienti nelle sedi a loro più vicine e concordando telefonicamente il tipo ed il costo della prestazione. I clienti e le prostitute venivano monitorati fino all’arrivo a casa delle donne e alla fine della consumazione del sesso.

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