Autorizzati due anticorpi monoclonali per la cura della Covid

Si potranno usare anche in Italia. Uno è quello con cui è stato curato in tempi record l’ex presidente Usa, Donald Trump

Approvati due monoclonali dall’Aifa per la cura dei pazienti Covid 19. L’Agenzia italiana del farmaco ha detto sì a quelli Regeneron e Eli Lilly. Quest’ultimo è prodotto anche in uno stabilimento di Latina che finora ne ha sfornati oltre due milioni, spediti tutti negli Usa. In Italia, come in altri Paesi, si potranno utilizzare solo quando non esiste una valida alternativa terapeutica. I farmaci sono destinati a pazienti in fase precoce con alto rischio di evoluzione. Si tratta di due dei circa 15 lavori di ricerca che al mondo si stanno portando avanti. Il cocktail della Regeneron e il farmaco di Eli Lilly, sono gli unici in commercio. Ecco l’esaustiva sintasi dell’Agi:
Regen-Cov E’ il cocktail di anticorpi monoclonali usati anche da Donald Trump. Prodotto dal colosso americano Regeneron, ha ottenuto la concessione per l’uso in emergenza dall’ente americano per il controllo sui farmaci, la Food and Drug Administration (FDA). Basato sugli anticorpi casirivimab e imdevimab, uno è stato isolato in un paziente di Singapore e un altro è stato ottenuto in laboratorio inserendo la proteina spike del coronavirus nell’organismo di un topo modificato genericamente per fornirgli un sistema immunitario umano. I dati indicano che è in grado di ridurre la carica virale in modo significativo. Stando a quanto recentemente reso noto dall’azienda, Regen-Cov sarebbe in grado anche di ridurre il 50 per cento il rischio di contrare l’infezione. Questo ha aperto alla possibilità di usare questo cocktail come “vaccino passivo”, in attesa di una maggiore disponibilità dei vaccini antiCovid. Inoltre, i dati indicano che il farmaco può allo stesso tempo ridurre la carica virale dei soggetti infetti.

Bamlanivimab E’ l’anticorpo monoclonale autorizzato per l’uso di emergenza come trattamento per i pazienti ad alto rischio, con Covid-19 da lieve a moderato, negli Stati Uniti e in altri paesi nel mondo. Prodotto da Eli Lilly and Company, gli studi mostrano un’efficacia del 72 per cento nel ridurre il rischio di ospedalizzazione per i pazienti con sintomatologia moderata. Inoltre, uno studio condotto insieme ai National Institutes of Health (NIH) negli Usa suggerisce che il farmaco potrebbe prevenire circa l’80 per cento dei casi Covid-19 tra i residenti e il personale delle case di cura, riducendo i rischi di infezione tra il personale e gli anziani.

Bamlanivimab ed etesevimab E’ la combinazione di anticorpi targata Eli Lilly che gli studi indicano essere in grado di ridurre il rischio di ricovero e morte per Covid-19 del 70 per cento. Bamlanivimab ed etesevimab sono stati testati in pazienti ad alto rischio con recente diagnosi di Covid-19. Dai risultati emerge che sono anche in grado di ridurre la carica virale e accelerare la risoluzione dei sintomi.

AZD7442 E’ una combinazione di anticorpi monoclonali a lunga durata d’azione (Long Acting AntiBody, LAAB) che imitano gli anticorpi naturali e hanno il potenziale per trattare e prevenire la progressione della malattia in pazienti potenzialmente infettati dal virus. Prodotta da Astrazeneca, la stessa casa farmaceutica che ha sviluppato insieme all’Università di Oxford il vaccino anti-Covid, può essere usato come intervento preventivo in ambienti pericolosi come comunità, ospedali, case di riposo, studentati perché il vantaggio è che dà anticorpi immediati. E’ ancora in fase di studio e si spera possa essere disponibile tra marzo e aprile prossimi.

Toscana Life Sciences nel suo Monoclonal Antibody Discovery Lab a Siena, i ricercatori stanno lavorando sotto la supervisione di Rino Rappuoli. Nei laboratori di Siena sono stati selezionati anticorpi di persone guarite dalla malattia provocata dal coronavirus. I ricercatori hanno poi isolato quello più potente sulla base del quale è stato creato il farmaco che, si stima, possa entrare in commercio la primavera prossima.

Gli altri Allo studio ci sono molti altri anticorpi monoclonali, come quelli di nuova generazione a cui sta lavorando il genetista Giuseppe Novelli in collaborazione con l’Università di Toronto, che hanno la capacità di impedire al nuovo coronavirus di entrare nella cellula e infettarla. I test in laboratorio sono molto promettenti. Poi c’è allo studio il VIR-7831 di Vir Biotechnology e GlaxoSmithKline, per il trattamento iniziale dei pazienti ad elevato rischio di ospedalizzazione; e l’anticorpo monoclonale anakinra dell’azienda svedese Sobi che a bloccare a tempesta di citochine responsabili degli esiti gravi di Covid-19.
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