Castel San Giorgio, pioggia di ricorsi inviati alla Gori

I cittadini avviano una conciliazione con il gestore idrico e Arera

Parte la conciliazione, presentati circa 100 ricorsi inviati a Gori ed Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente). A prendere in carico le istanze di tanti cittadini sangiorgesi, l’avvocato Salvatore De Simone: “Ho ricevuto tantissime segnalazioni da parte di utenti in difficoltà, alle prese con cifre che vanno da 500 a 700 euro”. Il legale è il punto di riferimento del comitato acqua pubblica di Castel San Giorgio e sta conducendo una battaglia per ottenere giustizia sui recenti rincari, oltre a sostenere un ravvedimento sulle tariffe da parte della Gori. In effetti, la procedura di conciliazione è indirizzata anche all’Autorità di regolazione per l’energia e l’ambiente che, dal suo canto, potrebbe entrare nel merito della vicenda, soprattutto sulla tariffazione in corso. Sono diversi i punti evidenziati nei ricorsi dall’avvocato De Simone, come riferisce il Quotidiano del Sud: “Abbiamo affrontato vari aspetti. Innanzitutto la carta dei servizi, poi l’atto di concessione, il calcolo del sistema dal 2018 e la questione dei componenti familiari”. Il comitato per l’acqua pubblica di Castel San Giorgio, sta seguendo, in virtù di questi ricorsi, una linea un po’ diversa dai problemi che hanno altri comuni con la Gori. Un esempio su tutti è la questione della carta dei servizi, rispetto alla quale, sembra che ci sia una discordanza tra quello che vi è scritto e ciò che viene fatto. Seppur vengono eseguiti lavori di riparazione sulla rete idrica cittadina, ci sono perplessità sulla tariffazione, che non va incontro alle esigenze degli utenti. Questa aumenta ogni anno senza che vi sia, secondo gli attivisti, una corrispondenza con la carta servizi.

Un altro quesito su cui è incentrata la battaglia è quello relativo alla concessione data a Gori. In primis una convenzione che non viene rinnovata da 20 anni, in secundis la scelta di affidare la gestione del servizio idrico all’attuale società senza che ci sia stato un avviso ai cittadini: un passaggio dal servizio comunale a quello d’ambito, improvviso, privo di transizione, con nessun annuncio agli utenti. È come essere sfrattati da una casa in affitto, senza ricevere un regolare preavviso. I punti esposti nei ricorsi di Castel San Giorgio toccano un quadro ben più complesso della vicenda; ricorsi che non si limitano al solo aumento delle bollette. Il paradosso, del paradosso, è che in altri distretti, rispetto a quello sarnese – vesuviano, l’acqua “costa” nettamente di meno, ma si tratta di ambiti legati sempre allo stesso ente regionale, cioè l’Eic (Ente idrico campano). Ecco perché è stata interpellata anche Arera, l’autorità nazionale che si occupa di tutte le utenze. In sostanza, se il servizio idrico cilentano o quello di Napoli (Abc) hanno una gestione meno onerosa, dovrebbe essere lo stesso per l’Ato (ambito) sarnese – vesuviano. Purtroppo, servirebbe trovare una formula per calmierare le tariffe, almeno in tutta la Campania.
Giuseppe Colamonaco
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