La dichiarazione ai pm: «Il generale Gennaro Niglio fu ucciso»

Un collaboratore di giustizia rivela la presunta causa del decesso dell’ufficiale dell’Arma. La procura di Caltanissetta apre un’inchiesta per verificarne la veridicità

Quel 9 maggio del 2004 non sarebbe stato un incidente autostradale all’uscita di una galleria sull’autostrada Catania-Palermo, ma un assassinio. A sostenerlo un collaboratore di giustizia, Pietro Riggio, in una dichiarazione ai pm di Caltanissetta. Le dichiarazioni del “pentito” siciliano sono riportate da Repubblica Palermo. Secondo Riggio, Giovanni Peluso, ex poliziotto si dice vicino ai servizi segreti deviati, cli avrebbe detto che «il generale dei carabinieri, Gennaro Niglio, morto in un incidente stradale, in realtà era stato ucciso. Era un uomo rigoroso, Niglio. Stava accertando i rapporti opachi tra alcuni appartenenti all’Arma e personaggi politici». Dopo queste dichiarazioni, i pubblici ministeri hanno dato incarico alla Squadra mobile di Caltanissetta di tornare ad indagare sulle circostanze in cui avvenne l’incidente. Ma questa ipotesi non è nuova. Tempo addietro, un medico napoletano disse: «Sono stato avvisato dal boss Carmine Schiavone di stare particolarmente attento ad incidenti stradali come già capitato ad un altro mio referente ed amico: Gennaro Niglio». Il medico si batte contro l’inquinamento in Campania. Più recentemente, il generale dei carabinieri in pensione, Nicolò Gebbia, durante il processo per la trattativa Stato-mafia, aveva detto di aver attivato un suo confidente e indagando sugli spostamenti di Matteo Messina Denaro e, tramite alcune intercettazioni, si era arrivati all’infermiere di Provenzano che una volta a settimana andava dove Provenzano si nascondeva per fargli delle iniezioni. Riguardo a queste indagini Gebbia affermò nel 2017 di aver consegnato un appunto nelle mani del generale Niglio poco prima di lasciare il comando provinciale di Palermo per assumere quello di Venezia.

Niglio morì in un incidente stradale assieme al suo autista, il 9 maggio del 2004. Poco prima dell’incidente, «nei primi mesi del 2004 – dichiarò Gebbia – chiesi a Niglio che fine aveva fatto l’appunto che gli avevo dato e lui mi rispose: ‘la Gestapo ci sta lavorando’, intendendo per Gestapo il Ros». Il generale dei carabinieri, nato nel 1949 ad Ercolano, allievo della scuola militare “Nunziatella” di Napoli e dell’Accademia militare di Modena e si laureò in Giurisprudenza e Scienze della Sicurezza. Dopo aver acquisito la prima carica di tenente, fu destinato alla Scuola sottufficiali di Velletri ed alla Legione di Catanzaro. Ma è a Nocera che l’allora capitano Gennaro Niglio divenne un punti ori riferimento, una sorta di mito che liberò l’Agro nocerino dalla morsa della criminalità organizzata, di una camorra che negli anni Ottanta era imperante. Ed è durante questo comando, in un conflitto a fuoco, fu ferito. Per quella azione fu insignito della medaglia d’argento al valor militare. Comandò, poi, la sezione criminalità organizzata del Reparto operativo di Roma e poi i comandi provinciali di Napoli, Caserta e Reggio Calabria, una volta promosso tenente colonnello e poi colonnello. Divenuto generale, comandò i Nas, e poi a settembre del 2003 era stato nominato comandante della Regione Sicilia. Poi l’incidente il 26 aprile del 2004 e alcuni giorni di agonia nell’ospedale di Caltanissetta, fino alla morte il 9 maggio successivo.
a.r.

Foto dell’allora capitano Gennaro Niglio, ai tempi del suo comando della compagnia di Nocera Inferiore
GENERALE-NIGLIO-PRESSO-COMANDO-PROVINCIALE-CARABINIERI-SALERNO
Immagine del Generale Niglio presso il Comando Provinciale Carabinieri di Salerno
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