Amministrative, Pagani: alle urne dopo un anno a causa dell’incandidabilità

Un anno da dimenticare, per il dopo Gambino, 5 candidati sindaco

Il 2019 é stato l’anno più concitato dal punto di vista politico-amministrativo della città di Sant’Alfonso. Le amministrative dello scorso anno, dopo la vittoria al ballottaggio di Alberico Gambino, avrebbero dovuto rilanciare la città, tanto da farne parlare a livello nazionale. Così é stato, ma non grazie al programma di governo. Il tema che ha contraddistinto l’esecutivo ed il terzo mandato di Alberico Gambino é stato l’incandidabilità del sindaco, sancita dalla sentenza della Cassazione (uscita ad aprile e pubblicata l’11 giugno) sfuggita a molti, ma soprattutto agli addetti ai lavori. Nonostante l’opposizione abbia più volte sollevato il problema, come anche la stampa locale, nessuno per mesi si è degnato di porre rimedio.

Rita Greco, consigliera comunale di minoranza, dopo una diffida e vari interventi sui giornali, ricorre al Tribunale di Nocera Inferiore per chiedere la decadenza dalla carica di sindaco di Alberico Gambino. Nel giro di pochi giorni, anche la prefettura di Salerno, presenta ricorso. Tempi biblici però per l’ufficio territoriale di governo che impiega, dopo la proclamazione a sindaco, avvenuta il 13 giugno, un po’ di mesi per ripristinare l’ordine delle cose.  Ad ottobre il Tribunale nocerino accoglie i due ricorsi e dichiara decaduto dalla carica di sindaco di Pagani Alberico Gambino. Era, dunque, incandidabile.

Il popolo paganese che aveva votato col cuore Gambino, si ritrova così senza un sindaco, ed al suo posto la reggente facente funzioni Anna Rosa Sessa, vicesindaco dell’esecutivo. Intanto, la prefettura dopo la decadenza nomina il sindaco facente funzioni, mantiene in vita la giunta e scioglie il consiglio comunale funzionante però sino alle prossime elezioni. Inizia, purtroppo, un nuovo capitolo turbolento tra la Sessa ed alcuni consiglieri di maggioranza, frizioni che porteranno la facente funzioni a rassegnare a febbraio le dimissioni.

Successivamente viene nominato il commissario prefettizio, il viceprefetto Vincenzo Amendola,  che prenderà i poteri di sindaco e giunta, mentre resta ancora in vita il consiglio comunale. Prima del commissario, si insedia l’organismo straordinario di liquidazione a causa della dichiarazione di dissesto finanziario votata da Gambino ed i suoi consiglieri. Amendola, per questioni personali, viene affiancato da altri due commissari prefettizi, i dottori Auricchio e Rivetti. Proprio Auricchio chiederà al consiglio comunale di approvare il consuntivo del 2018, che le assise, non voterà. E così, la prefettura di Salerno, provvede a sciogliere il consiglio comunale. Amendola, assumerà il ruolo di sindaco, giunta e consiglio comunale e per il rendiconto da approvare arriva un commissario ad acta. Palazzo San Carlo si ritrova con 7 commissari: il prezzo dell’incandidabilità.

A settembre i cittadini il 20 ed il 21 dovranno votare e scegliere tra 5 candidati sindaco: Aldo Cascone, Vincenzo Calce, Enza Fezza, Lello De Prisco e Vincenzo Paolillo. Gli elettori, dunque, decidano, ma senza dimenticare ciò che é successo.

Giuseppe Colamonaco

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