Attivisti sul piede di guerra
I comitati e le associazioni, Rete Difesa del Territorio, Bottega tutta n’ata storia, Il Comitato Antibarriera, Legambiente e Il Comitato vittime della frana, hanno manifestato perplessità e dubbi sulla cava in via Santa Croce. In particolare desta preoccupazione per quanto sta avvenendo recentemente. “Negli ultimi giorni a Nocera Inferiore e Nocera Superiore – scrivono gli attivisti – stiamo assistendo ad un aumento consistente delle attività della cava con la conseguente distruzione della Montagna di Montalbino, attività mai interrotte da oltre 60 anni. Non è bastato il sacrificio della vita di tre cittadini di Nocera Inferiore, spazzati dalla furia devastatrice della frana del 4 marzo 2005. Frana, come aveva sancito una sentenza del tribunale di Nocera Inferiore, causata dalla spregiudicatezza nello sfruttamento delle risorse del territorio e che aveva condannato il proprietario della cava per omicidio colposo e frana colposa. Solo un “vizio di notifica” annullò il primo processo. Successivamente il secondo processo partito in ritardo ancora per “vizi di notifica” si è concluso con il giudizio che il reato è andato in prescrizione”. Sulla vicenda, i comitati, evidenziano un certo disinteresse: “Nei quindici anni del processo sono stati molti i silenzi assordanti e le esitazioni: quelle delle Amministrazioni delle due Nocera che non si sono mai costituite parti civili nei due processi; quelle di molti politici delle due città, interessati probabilmente più a non mettersi contro il mondo del calcestruzzo che a difendere il bene collettivo; il disinteresse spesso anche di molti cittadini ed associazioni, quasi come se questa ferita non bruciasse ancora dopo tanti anni e non fosse così visibile. Alle udienze del processo, nonostante gli appelli del Comitato antibarriera, di Legambiente e del Comitato vittime frana che erano costituite parti civili, si è notato l’assenza delle Amministrazioni delle due Nocera e dei cittadini”.
Comitati ed associazioni chiedono l’intervento delle istituzioni: “Più volte abbiamo segnalato alle istituzioni che era il momento di mettere fine a questo scempio. Già nel 1983 vi era un documento di un funzionario della Regione in cui si asseriva che tale cava aveva provocato un grosso impatto ambientale. Ma a distanza di 40 anni nulla è cambiato e si continua a distruggere la montagna. Abbiamo segnalato di verificare le autorizzazioni che si susseguono in continuazione, in quanto sembrerebbero mancanti di permessi. Purtroppo c’è una indifferenza della maggior parte dei cittadini e la mancanza assoluta di atti concreti da parte di chi è preposto alla salvaguardia del territorio. Chiediamo a viva voce che le Amministrazioni delle due Nocera intervengano veramente con ogni mezzo, legale e anche politico presso la Regione Campania per la revoca della concessione della cava, e mettere fine a questo scempio della distruzione della montagna. Noi non ci fermeremo e il nostro impegno continuerà fino alla chiusura della cava”.
gc