L’intervento
Molti punti interrogativi e dubbi. Scuole non attrezzate. Edifici vetusti, mancanti di infrastrutture necessarie per rispondere adeguatamente alle indicazioni ministeriali sulle modalità di rientro in aula. Linee guida ministeriali spesso contrastanti e sicurezza sanitaria degli esami di stato affidata all’autocertificazione. “Un Paese che non guarda all’istruzione dei suoi giovani è un Paese senza futuro”, esordisce la professoressa Laura Patrizia Cagnazzo, docente e vice presidente dell’Associazione AssoMiMe (Mezzogiorno Italia Mediterraneo Europa), in un’analisi molto attenta dello scenario nazionale e campano dell’universo Scuola, visto dal di dentro, da chi ogni giorno vive il contatto con i propri studenti. Uno dei temi più sensibili, che in emergenza Covid-19 ha investito milioni di studenti italiani con la didattica a distanza. Un segmento delicato, caratterizzato da profondi tagli della spesa pubblica e da carenze strutturali. “Siamo in ritardo. La didattica a distanza ha colmato un vuoto, per la crescita dell’individuo è fondamentale il rapporto non intermediato da una piattaforma digitale”. Sanità e Formazione sarebbero i due aspetti valoriali della nostra società da cui non si può prescindere secondo la professoressa Cagnazzo. «A breve si svolgeranno le prime sessioni del nuovo esame di stato. Quali saranno le dinamiche? È vero, stiamo vivendo cambiamenti epocali, nessuno si aspettava di dover affrontare questa pandemia così complessa. La scuola italiana, però, è piena di risorse, ci siamo attrezzati, industriati e attraverso la didattica a distanza siamo riusciti a raggiungere buoni livelli di ascolto da parte dei ragazzi. Non è stato semplice, con linee sovraccariche, competenze tecnologiche precarie, senza considerare che al sud non sempre c’è la banda larga per garantire una connessione corretta». Indicazioni governative spesso distoniche e studenti perplessi. «Siamo passati dal “tutti i promossi” alla severità dei nuovi indicatori. Abbiamo percepito un po’ di superficialità nella gestione di questo ultimo scorcio dell’anno scolastico. In una società che richiede sempre maggiori competenze, chi ricopre un ruolo di comando così importante, dovrebbe fornire istruzioni e prudenza, confrontandosi con un universo così delicato come quello dei giovani».
NUOVE MISURE ESAMI DI STATO. «Solo la scorsa settimana sono arrivate le indicazioni finali sullo svolgimento degli esami di stato – insiste il vice presidente AssoMiMe – “Blande raccomandazioni” mettevano in guardia dirigenti scolastici e docenti, invitando a non creare assembramenti. La speranza è che non ci siano ragazzi o prof asintomatici. Attraverso un’autocertificazione, infatti, ognuno dovrà dichiarare di non aver avuto contatto con persone malate di covid 19. Come facciamo a sapere chi sia stato lontano da questo terribile virus? Ci affideremo alla buona fortuna nella tutela dei nostri giovani. Un esame che ha avuto negli ultimi 2-3 mesi una serie di cambiamenti, per cui ancora adesso stiamo lavorando affinché tutti i documenti siano in ordine, perché la vita non è soltanto una questione di sostanza ma anche di forma, per garantire le performance di tutti, l’efficienza, la certezza e il rigore delle procedure”.
IL RITORNO IN CLASSE A SETTEMBRE. Un rientro complicato dalla capacità strutturale degli edifici scolastici, non tutti attrezzati con spazi adeguati. «Non è pensabile trascorrere un nuovo anno scolastico come quello appena vissuto. La didattica a distanza è stata una risorsa importante che ha riempito un vuoto, adesso siamo alla resa dei conti, dobbiamo verificare quanto sia stata efficace. I ragazzi hanno utilizzato strumenti digitali, piattaforme, sono stati puntuali nell’esecuzione, ma non sappiamo in realtà quanto di questo sia stato realmente capitalizzato. La scuola è un mondo a sé stante, gli studenti hanno bisogno di stare con i propri insegnanti e con i compagni, hanno bisogno di porsi e porre domande, di avere risposte. Il PC non ci consente di avere tutta la classe davanti, di scrutare espressioni, di capire l’interazione». Spazi molto ridotti e scuole vetuste, inoltre, mancanti di infrastrutture necessarie a rispondere alle nuove indicazioni ministeriali. Ore di didattica ridotte da 60 a 40 minuti, alternanza dei gruppi classe, utilizzo di spazi all’aperto, nuove attività in convenzione con musei e cinema. «Questo è lo scenario che si sta per aprire. Sarà molto dura perché questo significherebbe avere tanti altri docenti in più. Inoltre i minuti sottratti all’ora retribuita come saranno utilizzati? La didattica a distanza potrebbe essere una bellissima risorsa per poter attivare lo studio guidato nel pomeriggio, però non si può chiedere e caricare il docente di rispondere ad entrambe le esigenze. Mi auguro che i fondi che dovrebbero arrivare e che il professor Bianchi aveva ipotizzato in oltre 3 miliardi, possano beneficiare questa scuola così bistrattata, decurtata, tagliata, sempre nell’ottica di dover fare spending review su Formazione e Sanità». Misure da rivedere secondo gli esperti della scuola. «Spero che vada tutto bene – continua la professoressa Cagnazzo – Il Ministro Azzolina avrebbe dovuto chiedere un più congruo e cospicuo capitale per poter investire nella scuola. Siamo già in ritardo. Se avessero voluto aggiustare le aule, fare divisioni, sarebbero già dovuti partire i lavori. Purtroppo non è partito nulla, poi ci sarà il mese di luglio, le ferie di agosto, arriverà settembre e l’impressione è che sarà tutto come prima. Un ritorno alla didattica a distanza è molto temuto dagli stessi pedagogisti che si interessano di psicologia dell’età evolutiva. Di fondamentale importanza è il rapporto studente-studente e studenti-docenti all’interno di una comunità, per la costruzione della personalità e dell’identità dei giovani. Dobbiamo augurarci che si muova qualche cosa velocemente. I tempi del governo sono lenti e noi siamo in alto mare».
L’ESPERIENZA DELLA DIDATTICA A DISTANZA NEL CONTATTO CON GLI STUDENTI. «Siamo passati dal “tutti a casa, che bello non si va a scuola” ad un momento di malinconia e rimpianto dell’ambiente scolastico. Noi docenti abbiamo sostenuto molto i nostri studenti, gli abbiamo insegnato a stare calmi e ad utilizzare il proprio tempo in maniera intelligente. Ogni mattina aprivamo le telecamere dando il buongiorno e chiedendo come stavamo tutti quanti, o se ci fossero problemi in famiglia. Ovviamente i ragazzi sono molto discreti. Abbiamo insegnato a microfoni aperti ai genitori che ascoltavano nelle cucine, nelle camere o nei soggiorni. È stata una bella scoperta, un’esperienza di contatto umano che non c’era. Ogni studente è un futuro cittadino e per questo a lui dobbiamo la massima attenzione. Rispetto al disagio giovanile anche in emergenza Covid, la scuola è rimasta l’unica agenzia educativa sui territori, presente ovunque, dagli istituti dell’infanzia alle superiori. È un settore che andrebbe monitorato, punto cardine anche dell’economia italiana su cui investire».