Autostrade. Roccapiemonte: vicenda acque di dilavamento

Un problema locale e non solo

Il sindaco di Roccapiemonte, Carmine Pagano, ha scritto alla Società Autostrade Meridionali, per segnalare la problematica consumo del manto stradale nel tratto relativo al Comune rocchese. Secondo il primo cittadino, il consumo, “potrebbe produrre detriti e/o altro materiale con il rischio che possano riversarsi nelle falde acquifere con conseguente rischio di inquinamento delle stesse”. Sulla vicenda é intervenuto l’attivista Michele Buscè che, sul gestore del tratto autostradale, ha fatto una precisazione: 《L’A30 è di competenza di Autostrade per l’Italia e non Autostrade Meridionali》. L’organizzazione “Nuove Prospettive” in sinergia con le “Sentinelle Volontarie del Bacino Idrografico del Fiume Sarno”, ha depositato delle osservazioni in merito alla problematica dell’acqua di dilavamento, nello scorso Piano Tutela delle Acque. Incontro dove i Comuni erano tenuti ad inviare le proprie osservazioni. Nel caso della A30, gli attivisti, hanno evidenziato che le acque e i liquidi che cadono sull’asfalto non vengono adeguatamente captati in condotte impermeabili e indirizzare ad un depuratore. Inoltre, la tratta di Autostrade per l’Italia che passa su Roccapiemonte è di 2 km lineari e la carreggiata è larga 300 metri, quando piove su quell’asfalto, sulle scarpate laterali cade un bel po’ di pioggia. Per meglio comprendere il fenomeno, riportiamo le argomentazioni pubblicate dagli attivisti.
Cosa accade nella fattispecie?
Che quando piove l’acqua cade sull’asfalto e per pendenze va in canalizzazioni che poi portano l’acqua in altre canalizzazioni accessorie a bordo autostrada e che ad ogni tot di metri ha una fossa assorbente che si disperde nel suolo. Quindi le acque di Dilavamento delle Strade di Autostrade non vengono indirizzate ad un depuratore e queste permeano sul soprassuolo e nessuno vieta che queste permeano nel sottosuolo. Le particelle di asfalto che si disperdono in aria sono le stesse che in condizioni di buon tempo si disperdono anche nei comuni dove ci sono strade asfaltate e ad oggi non è possibile trarne rimedio se non attraverso una capsulazione con aspirazione. La differenza sostanziale tra Autostrade e i comuni è che le qualsivoglia particelle quando cadono a terra e piove, nei Comuni vengono indirizzate ad un depuratore attraverso le caditoie e fognature miste, nel peggiore dei casi in assenza di drenaggi artificiali permeano nel terreno, mentre in Autostrade e questo vale per tutte le autostrade, non ricevono alcun trattamento e inquinando il suolo. Noi abbiamo chiesto di attivare la canalizzazione ad un loro depuratore. Se venisse discussa questa Osservazione costringerebbe Autostrade ad effettuare opere strutturali importanti. Inoltre sull’acqua di dilavamento delle strade ci sono studi eccellenti che spiegano che le acque di prima pioggia sono le acque più tossiche in assoluto, alcune università se ne sono occupate e hanno analizzato anche i composti al proprio interno. Piu’ tempo passa tra una pioggia e l’altra e più sostanze si accumulano sull’asfalto che corrispondono a smog e usura di mezzi di trasporto o usura del manto stradale. Sarebbe opportuno chiedere al Comune di Roccapiemonte quali siano le osservazioni inviate al Piano Tutela delle Acque.

Uno studio dell’Università di Pavia, inoltre, spiega quale sia la qualità delle acque di dilavamento delle varie infrastrutture.《L’acqua di pioggia subisce una contaminazione dilavando l’atmosfera, le strade e le pertinenze stradali. La prima interazione tra l’acqua e gli inquinanti avviene in atmosfera, in cui sono presenti inquinanti di origine naturale e antropica. Successivamente, l’acqua di pioggia dilava le superfici stradali trascinando una parte del materiale che si è accumulato durante il tempo asciutto. La deposizione atmosferica sul suolo avviene sia in tempo asciutto sia durante la pioggia: la prima è di entità minore e si manifesta per particelle molto piccole (dimensioni inferiori a 60 µm); la seconda avviene attraverso due fasi successive: l’incorporazione di sostanze nelle goccioline d’acqua entro la nube (rainout) e il dilavamento atmosferico (washout). I dati di letteratura mostrano un ampio ventaglio di concentrazioni di inquinanti nelle acque di pioggia quando giungono al suolo. In effetti, tali concentrazioni dipendono sia da fonti locali di inquinamento atmosferico, sia da fonti esterne e, quindi, da condizioni meteorologiche. In prevalenza, il carico inquinante di origine atmosferica riguarda i composti disciolti (metalli, cloruri, sodio)》.Insomma, il fenomeno è molto conosciuto dalla letteratura scientifica. Ora, rispetto alla problematica locale, posta dal sindaco Pagano e dagli attivisti, bisogna capire quali siano “i rischi” che si corrono.

gc

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