La busta che contiene il micidiale amianto è la punta del’iceberg di uno sconsiderato fenomeno di abbandono della fibra killer.
ANGRI. La busta che contiene tre tubolari di amianto, smaltito chissà dove, è stata depositata in via Dante Alighieri a pochi metri dalla scuola Galvani e a qualche metro dal palo con una telecamera di videosorveglianza puntata proprio sul luogo del conferimento selvaggio, dove per altro fa bella mostra anche una tanica con materiale liquido non ben definito e altri rifiuti speciali lasciati sul marciapiede. I cittadini della zona puntano il dito contro l’occhio elettronico e si chiedono, anche con tratti d’ironia, se sia ben collegato al sistema centrale di tele vigilanza. Vorrebbero sapere se è possibile risalire alla persona o alle persone che hanno commesso il grave reato ambientale. L’amianto se non trattato con competenza può rivelarsi un micidiale killer. Dopo ventisei anni dalla entrata in vigore della Legge 257/92 che ha messo al bando l’amianto, in Italia, la fibra killer continua a essere ancora molto diffusa e a minacciare la salute dei cittadini e l’ambiente. A gravare sulle spalle del paese, ancora sotto scacco dell’amianto, i ritardi legati agli obblighi di legge, e in particolare ai piani regionali amianto (PRA) – che dovevano essere pubblicati entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge e che mancano addiritturra in alcune Regioni – ma anche alle attività di censimento e mappatura, alle bonifiche dei siti contaminati, che procedono molto lentamente, e alle campagne d’informazione e sensibilizzazione. Azioni mancate che portano allo smaltimento indiscriminato della fibra killer, depositata, come in questo caso, con incoscienza per strada e nei pressi di una scuola. Raccogliere e smaltire questa busta diventa problematico. Saranno necessari dei rilievi, la messa in sicurezza e poi lo smaltimento ad opera di una ditta specializzata. Un danno alla comunità e alla salute.
La Campania, l’agro vivono il terzo mondo dell’amianto. Sono ancora circa 4000 le strutture, dove è presente amianto, censite al 2018, per un totale di circa 3 milioni di metri quadrati di coperture in cemento amianto. Di queste 4000 strutture 3 sono siti industriali (non erano presenti all’indagine del 2015); 85 sono edifici pubblici (non presenti indagine 2015), 955 sono edifici privati (non presenti nell’indagine del 2015); 3.043 le coperture in cemento amianto (stesso numero rispetto al 2015). Una fotografia scattata dal dossier “Liberi dell’amianto? I ritardi dei Piani regionali, delle bonifiche e delle alternative alle discariche”, realizzato da Legambiente a tre anni dall’ultimo report (2015) e presentato durante la giornata mondiale delle vittime dell’amianto del 28 aprile del ‘18. Un disastro ambientale che si somma la già precario equilibrio vissuto particolarmente nell’agro nocerino sarnese. Le procedure di bonifica e rimozione dall’amianto sono ancora in forte ritardo: in Campania le uniche informazioni riguardano 3 edifici pubblici bonificati e 82 da bonificare; per le altre voci i dati sono indisponibili. La Regione Campania ha approvato il piano regionale amianto, previsto dalla legge 257/92, e ha completato le attività di censimento e mappatura. Tallone d’Achille resta lo smaltimento dell’amianto: in Campania mancano impianti specifici per l’amianto, e non sono neanche previsti dal piano regionale sui rifiuti. Intanto restando su vecchi dati del 2016 viene fuori un terribile bilancio in fatto di perdite umane: i lavoratori e i cittadini vittime dell’amianto e di altri cancerogeni provocato dall’amianto, nel 2016, più di 600 decessi nella Regione Campania. Cento per mesotelioma; 200 per tumore polmonare; 300 per le altre patologie asbesto correlate, tumori del tratto gastrointestinale, asbestosi, ispessimenti pleurici. Migliaia di nuovi malati, altrettanto i decessi per altri agenti cancerogeni. Insomma, una tragedia che è stata definita una “Shoah silenziosa”. Il Registro Mesoteliomi della Regione Campania ha censito 1.139 casi di mesotelioma dal 1993 al 2012, pari al 5,3% del totale nazionale. Questa busta depositata sul marciapiede di Via Dante Alighieri è una di quelle mine che potrebbero uccidere molte persone nel tempo, basta un minimo movimento, un filo di vento e l’incoscienza di qualche bambino, pronto a giocarci, e i tubolari che possono sbriciolarsi e provocare quelle letali polveri pronte a prendere possesso dei corpi di gente ignara di tanta pericolosità. L’ignoranza uccide, ed è il caso.
Luciano Verdoliva