Il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, un altro eroe figlio del Sud

A che ora è morto Mario Cerciello Rega il Vice Brigadiere dei Carabiniere accoltellato da uno studente americano? Non è morto l’altra notte.

È morto in un tempo indefinito del passato. È morto quando è stato scritto dai soliti ignoti A.C.A.B. sui muri, o i più raffinati 1.3.1.2. È morto quando avete intonato le canzoncine che iniziano così: “la disoccupazione ci ha dato un bel mestiere…oppure sbirro maledetto te la spegniamo….” È morto quando nella libertà del vostro seggio elettorale avete votato chi sponsorizza un’immigrazione senza controllo, senza regole, senza giustizia. È morto quando parlamentari italiani si sono resi complici di uno speronamento ai danni della Guardia di Finanza. È altresì morto quando avete fatto la vostra colletta per sponsorizzare chi materialmente ha speronato i Finanzieri. È morto nel 1999 quando l’allora Governo nei primi 100 giorni abolì l’oltraggio a Pubblico Ufficiale, perché offendere chi rappresenta lo stato con la propria divisa non deve essere considerato reato; l’oltraggio venne poi reinserito in seguito. È morto quando Barbara Balzerani, nome di battaglia Sara, libera dopo essere stata condannata a più ergastoli, ha potuto esaltare pubblicamente quanto fosse stato divertente uccidere carabinieri e poliziotti negli atti terroristici da lei compiuti. È morto quando nessun PM ha preso provvedimenti per quanto istigato dalla Balzerani, È morto quando gli assassini di Poliziotti o Carabinieri sono stati invitati nelle università per tenere le loro sponsorizzate conferenze, ideate da dirigenti molto radical chic, lezioni con le quali hanno cercato di spiegare ai giovani le idee che sostennero e li spinsero a compiere atti di vera e propria guerra, mistificando il significato di lotta operaia, con veri e propri atti armati partendo proprio dai rappresentanti dei lavoratori perché non allineati con il loro pensiero, una lotta ai servitori dello Stato, garantisti di libertà e democrazia segni tangibili di legalità e giustizia, ma a loro dire, la loro era una lotta per il cambiamento politico-culturale che per forza di cose divenne lotta armata allo Stato, lo Stato che nulla di militare e repressivo aveva compiuto fino a quei momenti rivoluzionari, certo è che non fu lo Stato ad iniziare quella inutile battaglia che non portò alcun cambiamento, ma solo decine di morti in quella nefasta stagione stragista, ma che dovette rispondere per forza di cose armi in pugno. È morto quando l’amministrazione comunale di Milano ha votato contro il taser da distribuire ai suoi agenti della Polizia Municipale. Sicuramente forse è più apprezzabile il meglio un Vigile Urbano accoltellato che un delinquente colpito dal taser!

È morto quando il Giudice ha deciso nell’applicare il minimo della pena e lasciare libero di circolare l’assassino, il ladro, il violentatore, perché sicuramente si trattava di soggetto già giudicato. È morto a ferragosto, quando anche quest’anno una compagine politica andrà a trovare i detenuti in carcere, per vedere se hanno troppo caldo, senza esser mai stati a trovare un familiare delle vittime di quei delinquenti che giustamente stanno in galera. Il Carabiniere ucciso stanotte è morto tanto tempo fa, quando avete scelto da che parte stare ed avete scelto di stare contro gli uomini e le donne in divisa che rappresentano lo Stato. Chi ha scelto di stare contro i rappresentanti dello Stato è colpevole tanto quanto i balordi che stanotte hanno materialmente inferto le coltellate. Tutti tacciono le verità, le connivenze e la complicità, e chi entra in Italia, tranquillamente continua a delinquere, liberamente perché sa che resterà impunito perché è consapevole che il bel paese è retto, “Non si sa fino a quando”, da un governo litigioso ed assente, solo capace di farsi pubblicità e non adottare misure che potrebbero sembrare drastiche ma sicuramente efficienti, un governo, il cui presidente della camera non vota il decreto sicurezza abbandonando l’aula, colpi su colpi, inferti ad un paese che aveva creduto nel cambiamento e che è stato nuovamente gabbato da chi lo rappresenta, ed allora non ci resta che chiedersi, come già si chiedono in tanti “Ma non si stava meglio quando si stava peggio”? A lui la sola gioia di essere ricordato dai colleghi della polizia di Stato della sezione volanti e dei commissariati di Roma che in segno di onore, lutto e protesta, a sirene spiegate ieri mattina hanno raggiunto viale Romania sede del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri rimanendo fuori dalle auto e sugli attenti ad onorarlo, lasciando il palazzo attonito tanto da far scendere a complimentarsi con loro il massimo vertice dell’arma che ha stretto la mano a tutti i componenti delle pattuglie ed al loro dirigente che li capeggiava.

Giovambattista Rescigno

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