Padri Separati. La replica di Albani

“Resto basito dalle dichiarazioni della mia ex moglie Teresa Lanzara e mi corre l’obbligo per amore della verità di replicare.

Da che pulpito viene la predica (LINK articolo QUI). Leggo che non mi ha mai negato di vedere il bambino, la verità è questa ed è agli atti del tribunale che per molti mesi dopo la separazione, ed in attesa dell’udienza presidenziale mi ha fatto vedere il bambino in sole tre occasioni. Sbattere la patologia di mio figlio sui giornali? La signora dimentica che lei a novembre dell’anno scorso diffuse migliaia di volantini dove dichiarò pubblicamente la patologia di mio figlio, speculando sulla stessa per non permettere al giudice di revocare gli incontri dai servizi sociali. Dice di essere stanca, non mi sembra affatto. Per un anno ho pregato lei di far visitare il bambino perché mi ero reso conto che qualcosa non andava, e mi sono visto rispondere tramite Pec inviata dal suo legale nel 2017, che mio figlio con lei parlava!!! Mio figlio ora dice qualche parola. Per la patologia ho dovuto anche in quella occasione interessare il giudice che ha disposto di fare accertamenti. Come ho dovuto interessare lo stesso giudice che ha disposto l’accompagnamento coattivo della madre e del minore presso la sede Inps di Nocera Inferiore per la visita da parte della commissione, dopo che la stessa non lo aveva accompagnato per due volte. Per quanto riguarda l’accusa di non lavorare e di non provvedere a mio figlio, nulla di più falso. Inoltre ricevere un invito a trovarmi un lavoro, che peraltro ho, da chi non sa cosa significa lavorare già dalla età maggiorenne, è quanto di più ridicolo si possa sentire, ma chiedo di essere smentito sul fatto che la signora Lanzara figuri nelle liste del collocamento forse da dieci anni.
Certo le separazioni soprattutto quelle conflittuali sono ormai per ricchi, viste le spese per i legali ed altro, ma ho sempre versato anche se a volte in ritardo il mantenimento a mio figlio. Ora sono tre mesi che non lo verso per il semplice motivo che se la madre ha deciso di crescere il bambino da sola, allora deve anche mantenerlo, perché io non sono un bancomat.

Ora ci si appella alla decisione del giudice di non concedere il pernottamento, però la signora dimentica che il giudice in udienza ha chiesto se lei era d’accordo e la stessa si è detta contraria. Certo la responsabilità resta al giudice per essersi spogliato del suo diritto – dovere di decidere, ma si sa, in tribunale se la mamma è d’accordo si fa tutto, altrimenti o il giudice decide o non lo fa come nel mio caso. Il mio non è un capriccio, tempi piu lunghi e consoni per un padre li dispone la legge e non io, ed il giudice ha infranto la legge. Ci sarebbe tanto altro da dire, quello che ho scritto é contenuto con documenti all’interno del fascicolo al tribunale. Io non mento, e se si accede allo stesso sarà facile renderersi conto delle tante azioni messe in atto dalla signora Lanzara, lesive dell’ interesse di nostro figlio. Mi trovo davanti ad una persona che fa la vittima, ma vittima non è. Nell’ultimo periodo ho notato in mio figlio un disagio per gli orari a cui ero sottoposto per incontrarlo, ed è per questo che ho chiesto una modifica, pernotto compreso. Ma di quali garanzie parla la signora?? Mio figlio è stato sempre bene e felice negli incontri con me e questo è provato da fatti e non chiacchiere. Per il bene di mio figlio e soprattutto per lo stress che vive quotidianamente a causa del percorso terapeutico, ho chiesto la modifica degli orari, e poi anche perché un bambino di cinque anni può dormire con il suo papà, e questo è previsto dalla normativa vigente. Che abbia una patologia non vuol dire che si debba speculare sulla stessa per ridurre all’osso il mio ruolo genitoriale, che la ctu disposta dal tribunale ha descritto come buono ed in linea con capacità genitoriali adatte a tenere con sè un bambino come Alessandro. Sono sempre pronto a metterci una pietra su, ma dobbiamo farlo in due. In mancanza di ciò per il sano equilibrio psicofisico di mio figlio non posso accettare tali condizioni di diritto di Frequentazione, e mi rivolgerò al giudice ancora una volta”.

Marco Albani

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