I resti delle pasquette sommergono il castello di Roccapiemonte e l’eremo di Lanzara.
Rifiuti ovunque. Anche quest’anno, nonostante gli inviti al buonsenso ed al rispetto dell’ambiente circostante, orde di barbari hanno preso d’assalto anche le fortezze, e non solo metaforicamente. Il castello di Roccapiemonte, risalente al 1042, denominato Rocca di S. Quirico, fatto costruire da Guaimario principe di Salerno sulla cima del Solano, il monticello dalla tipica forma conica situato nella valle dell’Apudmontem, è invaso dai rifiuti. Gli amanti del pic nic in montagna non hanno risparmiato neppure i ruderi de la Rocca che appartenne a Roberto il Guiscardo e poi all’abate di Cava e dal quale passò , di famiglia in famiglia, fino ai Ravaschieri, per poi essere venduto, pochi anni fa ad un privato dagli ultimi eredi. Attualmente del castello restano solo i ruderi, tra cui è possibile distinguere i resti della triplice cinta muraria, le due porte con la torre di vedetta a forma cilindrica e la grande finestra che si affaccia sulla valle sottostante e che guarda a sud verso il castello di Arechi a Salerno fino a raggiungere con lo sguardo il mare, a nord il castello Fienga di Nocera Inferiore, a nord est verso il castello di Lanzara di Castel San Giorgio e ad est verso quello di Mercato San Severino. Sicuramente un bello scenario nel quale trascorrere la pasquetta, a stretto contatto con le vestigia del passato, peccato che i cultori della storia non lo siano stati anche dell’ambiente. Le foto sono eloquenti, dopo aver consumato il loro pasto, hanno lasciato i resti della loro scampagnata proprio tra le rovine, e peccato che non possano essere catalogati neppure come reperti storici.
Ma se il Castello di Roccapiemonte piange non ride certo il vicino castello di Fossalupara, l’odierna Santa Maria a Castello che un tempo apparteneva proprio alla parrocchia di Roccapiemonte.La fortezza nacque nel periodo 758 – 786 voluta da Arechi II, Principe longobardo di Benevento, sulle rovine dell’antico accampamento romano “Castrum Augusti”, entrando a far parte della lunga catena di castelli che da Castellammare, Lettere, Gragnano, Angri, Sarno, Roccapiemonte, Castel San Giorgio, Mercato San Severino, Montoro, Solofra, fino al Sannio, assicuravano un perfetto controllo di tutto il Principato Longobardo di Benevento. La fortezza fu costruita sulla sommità della collina di Sant’Apollinare a 292 metri sul livello del mare, a guardia della via Popilia. Quest’ultima era l’unica via di accesso tra la valle del Sarno e quella di Sanseverino, ovvero della zona conosciuta anche come “il passo dell’Orco”. Tale denominazione popolare della gola risale all’età medioevale in memoria del passaggio di Annibale nel 216 a.C., durante l’assedio di Nocera. Nel 1077 Il Castello perse la sua funzione militare e fu donato con tutte le sue pertinenze alla Badia Benedettina di Cava de’ Tirreni. Nel 1200 l’Abate Giovanni dell’Abbazia di Materdomini, sui resti del Castello di Fossalupara, fondò l’Eremo per creare un luogo di riposo, di ritiro spirituale e di preghiera per i suoi monaci benedettini (detti anche preti bianchi). Nel 1856 la Parrocchia di Roccapiemonte cedette alla Parrocchia di San Biagio di Lanzara l’Eremo di Santa Maria a Castello con la frazione Trivio. Anche qui, purtroppo, lo scenario post pasquetta è risultato desolante e a dir poco indecente. Lunghe distese di rifiuti, per lo più stoviglie e bottiglie in plastica, il cui impatto sull’ambiente è disastroso, basti pensare che per smaltire una bottiglia di plastica occorrono in media tra i 100 e i 1000 anni, accolgono i visitatori. Peccato che si possa fare ben poco contro chi deturpa l’ambiente ma anche la storia. C’è chi invoca più controlli e l’installazione di telecamere.
Luisa Trezza
