L’inchiesta interna esclude il razzismo, Souleymane Rachidi lo conferma

Continua a tenere banco il presunto caso di razzismo che si sarebbe verificato domenica mattina all’ospedale “Gaetano Fucito” di Mercato San Severino, dove un’infermiera ha ripetutamente proferito le frasi «Devi morire», «Devi andare via».

In quei frangenti, Souleymane Rachidi, ventenne della Costa d’Avorio, si trovava al pronto soccorso e ha ritenuto che quelle parole fossero a lui rivolte. Il video (link) con l’episodio registrato è diventato virale sulla rete fino a conquistare i Tg nazionali e addirittura l’apertura di Blob, associata alla scena del film “Non ci resta che piangere” nella quale un monaco trappista proferiva verso il personaggio interpretato da Massimo Troisi il monito «Ricordati che devi morire». Immediata l’inchiesta interna dell’azienda ospedaliera universitaria, il cui esito già è stato anticipato ieri da RTAlive. Gli ispettori inviati da Giuseppe Longo, direttore generale dell’Azienda ospedaliera universitaria “San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona” di Salerno, dal quale dipende il “Fucito”, ha acquisito dichiarazioni sottoscritte del personale sanitario presente al pronto soccorso e del 118 che aveva trasportato Souleymane Rachidi, della guardia giurata in servizio, dei pazienti e dei loro familiari.

La ricostruzione dell’azienda ospedaliera.
Nell’intervista allegata (video), il Dg Longo ricorda che l’infermiera ha pronunciato quelle frasi ma erano rivolte all’operatore del 118 che aveva trasportato Rachidi. Il fatto è grave in sé e quindi, l’infermiera sarà deferita alla “disciplinare” perché quelle parole sono inaccettabili verso chiunque, specie in un luogo dove si curano le persone. Da ulteriori notizie trapelate, sembra che quella reazione fosse una risposta all’operatore dell’ambulanza che aveva sottolineato come nel pronto soccorso non ci fosse nessuno, una costatazione che viene interpretata come un malaugurio, come se si fosse detto ad un cacciatore «buona caccia» o a un pescatore «buona pesca». Un modo come un altro per dire, in italiano quello che è un augurio di morte dialettale del valore di «T’anna accirere», tra il serio e il faceto. L’infermiera, nei giorni precedenti, inoltre, sarebbe stata tra quelli che hanno accudito un extracomunitario privo di un riparo e rifugiatosi nell’ospedale sanseverinese.

La versione di Souleymane Rachidi
Il giovane è ancora ricoverato in osservazione al “Ruggi” a Salerno dove ha eseguito una serie di accertamenti. L’ivoriano, però, rimane sulle sue tesi e sostiene che le frasi fossero rivolte a lui e non a terzi. Aggiunge che qualcuno, al suo ingresso al pronto soccorso del “Fucito” gli avrebbe detto frasi che alludevano al ministro dell’Interno Matteo Salvini e alla chiusura dei porti e quindi come facesse a trovarsi lì.
In un post su fb, dopo aver letto la versione dell’Azienda ha scritto:
“ Quando uscirò dall’ospedale ne parliamo, quella notte lei stava da sola senza nessuna collega… eravamo 5 ( 2 operatori del 118, la guardia, l’infermiera e io…. di che collega stanno parlando??????? Non vi preoccupate, appena esco da qua ne parliamo”.

Ma cosa è successo realmente?
Le due tesi sono in netta contrapposizione. Qualcuno non dice la verità? Potrebbe essere ma potrebbe trattarsi di un caso “Vero ma falso”. In pratica, le frasi sono state rivolte al collega dell’infermiera alla presenza di Rachidi. Il giovane livoriano , atteso i continui “auguri” di morte urlati dalla donna, visto anche qualche battuta cretina detta da altre persone prima di entrare al pronto soccorso, ha avuto la genuina percezione che il destinatario di quegli improperi fosse lui. E la percezione è aumentata quando, il giovane diceva all’infermiera che non era giusto dire quelle parole nei confronti di una persona che si sentiva male ed era in ospedale. Insomma, un corto circuito comunicativo, stando anche il periodo di razzismo strisciante.
Il tempo e un clima di minore clamore potrà far comprendere se risponde al vero la ricostruzione dell’azienda ospedaliera (supportate da diverse testimonianze), se ha invece ragione Rachidi o se si è trattato di un corto circuito comunicativo. “Tutto vero quello che ho denunciato” . Il giovane ivoriano dal suo letto d’ospedale ha raccontato a Potere al Popolo che gli ha fatto visita, quanto accaduto la notte tra sabato e domenica scorsi  al pronto soccorso dell’ospedale di Mercato San Severino. Souleymane ribadisce di essere stato vittima di un episodio di razzismo.

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