Ci apprestiamo a lasciarci alle spalle anche questo anno. Certo è stato un anno un po’ difficile per tutti, ma nella speranza di iniziare un anno nuovo più bello e positivo.
In tutto il mondo si festeggia il Capodanno: per ogni Paese esistono diverse usanze, pagane o religiose. La mezzanotte segna un momento di passaggio che ricorda al mondo la fine di qualcosa e l’inizio di un nuovo percorso da fare. Tutti i simboli e le usanze di Capodanno hanno radici storiche molto antiche e radicate che spesso non sono conosciute. Il Capodanno, non si è sempre festeggiato tra la notte del 31 dicembre e il 1° gennaio, fino alla fine del 1600 a secondo delle varie regioni d’Italia veniva celebrato in giorni diversi, sino a che papa Innocenzo XII stabili’ che il 1°giorno dell’anno fosse proprio il 1° gennaio, secondo il calendario gregoriano, uniformando totalmente la festa. La storia e le origini della festa vengono dal dio romano Giano: i seguaci dei druidi, nel settimo secolo avevano già il rito di festeggiare il passaggio al nuovo anno. Fu Giulio Cesare a creare il Calendario Giuliano e stabilì che l’anno nuovo iniziasee il 1° Gennaio. Nel primo giorno dell’anno i Romani usavano invitare a pranzo gli amici, scambiarsi datteri, fichi e ramoscelli d’alloro, come augurio di felicità. Questi doni erano detti “strenne”, il nome deriva dal fatto che i rami venivano staccati da un bosco della via sacra ad una dea di origine sabina: Strenia, era portatrice di fortuna e felciità, il termine strenna “presagio fortunato” deriva probabilmente proprio dalla dea.
Esistono molte leggende, alcune decisamente affascinanti, che spiegano l’origine di questa festività ricca di suoni, luci e colori, ma le ragioni principali sono solo due, augurare a tutti che l’anno successivo sia prospero e fortunato, e festeggiare insieme alla propria famiglia un anno di duro lavoro, rilassarsi e riposarsi. Senza dubbio le poesie di Capodanno riescono a trasmettere qualcosa in più delle semplici frasi augurali, perché i poeti, lo sappiamo bene, entrano nelle pieghe dell’anima e vi si sistemano agevolmente.
La nostra testata giornalistica Vi Augura un BUON ANNO con una stupenda poesia di Pablo Neruda.
Il Primo Giorno dell’Anno
Lo distinguiamo dagli altri
come se fosse un cavallino
diverso da tutti i cavalli.
Gli adorniamo la fronte
con un nastro,
gli posiamo sul collo sonagli colorati,
e a mezzanotte
lo andiamo a ricevere
come se fosse
un esploratore che scende da una stella.
Come il pane assomiglia
al pane di ieri,
come un anello a tutti gli anelli…
La terra accoglierà questo giorno
dorato, grigio, celeste,
lo dispiegherà in colline
lo bagnerà con frecce
di trasparente pioggia
e poi lo avvolgerà
nell’ombra.
Eppure
piccola porta della speranza,
nuovo giorno dell’anno,
sebbene tu sia uguale agli altri
come i pani
a ogni altro pane,
ci prepariamo a viverti in altro modo,
ci prepariamo a mangiare, a fiorire,
a sperare.