Il silenzio della comunità internazionale sullo Yemen ed i suoi bambini

La più grave catastrofe umanitaria del pianeta.

Lo Yemen è stato per millenni l’Arabia felix, un’oasi di civiltà lungo la via delle spezie. Si narra che qui fiorì il regno della regina di Saba che tenne testa a Salomone e per questo è stata dipinta dai cristiani con una zampa caprina. Mitica sovrana, bella e saggia, “Bilqis” questo il suo nome arabo, dall’antica dea dell’amore.

In rapporto del Pam (programma alimentare dell’Onu), si parla di una forte crisi alimentare la più grave che si sta verificando in tutto il mondo. Su tutto il territorio yemenita c’è un bambino su due che soffre di malnutrizione cronica, mentre quasi 400.000 bambini di età inferiore ai 5 anni soffrono di malnutrizione acuta grave e più di 36.000 rischiano di morire prima della fine dell’anno.

Al Arabiya, le milizie huthi hanno anche armato e addestrato militarmente più di 23.000 bambini, di cui 2500 solo nel 2018. In generale, oltre quattro milioni e mezzo di bambini e bambine non vanno a scuola nel paese, mentre i ripetuti combattimenti hanno già distrutto 2375 edifici scolastici.

Oltre al numero elevatissimo di vittime, feriti e sfollati, le competenti agenzie Onu segnalano dati agghiaccianti. Tre quarti della popolazione – 22 milioni di persone – necessitano di aiuti urgenti; 1 milione di casi di colera; ogni 10 minuti muore un bambino di meno di cinque anni per cause che potrebbero essere evitate.

Questi numeri tuttavia non bastano per dare la giusta misura dell’altissimo prezzo che il popolo yemenita paga quotidianamente. Il popolo yemenita subisce un soffocante embargo da terra, da mare e dal cielo e lo Yemen è ormai una prigione a cielo aperto peggiore di quella di Gaza.

I bombardamenti quotidiani hanno distrutto gioielli architettonici, città storiche, fabbriche, ospedali, scuole, fattorie, strade e ponti, abitazioni, moschee, biblioteche, mercati e ha reso profughi e clochard nel loro paese, gli yemeniti conosciuti per la loro dignità e orgoglio ormai profondamente feriti.

Come documenta un video de “Le Iene”, l’Italia in questa guerra vende bombe ed i caccia bombardieri dell’Arabia Saudita atterrano e decollano dall’Aeroporto civile di Bologna. La strage silenziosa dei bambini in Yemen continua, oggi indignarsi non basta, bisogna ribellarsi a questo scempio, bisogna dire basta guerra, basta armi, basta business, basta ipocrisia.

Questo articolo lo voglio dedicare ad un grande uomo: “Pier Paolo Pasolini”, che quarantatré anni fa, la notte fra il primo e il 2 novembre 1975, veniva barbaramente assassinato all’idroscalo di Ostia. È stato un poeta, scrittore, cineasta, sceneggiatore, drammaturgo e giornalista italiano. Sensibile ai valori dell’ideologia di sinistra, aderisce al Partito Comunista, ma ne viene espulso per omosessualità nell’autunno 1949.

Si tratta del primo di una lunga serie di processi l’inizio di una persecuzione che durerà per il resto della sua vita. Attento osservatore dei cambiamenti della società, suscitò spesso forti polemiche e accesi dibattiti per i suoi giudizi assai critici nei riguardi delle abitudini borghesi e della nascente società dei consumi.

Concludo con una sua citazione: “Finché l’uomo sfrutterà l’uomo, finché l’umanità sarà divisa in padroni e servi, non ci sarà né normalità né pace. La ragione di tutto il male del nostro tempo è qui”.
Sonia Angrisani

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