Istituita nel 1994 dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dall’Alzheimer’s disease international (Adi), un’occasione per accrescere la consapevolezza su una patologia che colpisce circa 47 milioni di persone nel mondo e 600mila in Italia. Il 21 settembre è anche la giornata culmine del mese mondiale dell’Alzheimer, ideato sempre dall’Adi nel 2012 per contrastare l’emarginazione sociale dovuta a questa patologia.
Per quanto la ricerca in questi anni abbia investito tanto sull’Alzheimer non sono ancora chiare le dinamiche che lo causano. Per il momento l’unico obiettivo a portata di mano è quello che permette una diagnosi precoce del morbo, risultato che comunque può garantire alle famiglie una maggiore capacità di gestire la malattia. Per la cura si dovrà ancora attendere: sarebbe già un passo avanti riuscire ad individuare una volta per tutte, e senza più dubbi, le cause.
L’Alzheimer è una malattia devastante, sia per l’individuo che ne è affetto che per coloro che lo circondano. Fra tutte le forme di demenza è quella che maggiormente stravolge le caratteristiche individuali per arrivare a spegnerle progressivamente e a lasciare il cielo completamente vuoto e buio. Accudire una persona affetta da Alzheimer è un impegno assai gravoso e fonte di infinite sofferenze. Si è costretti a controllare il malato praticamente 24 ore al giorno perché non metta in atto comportamenti pericolosi. Si è costretti a vedere che lentamente del nostro caro non rimarrà altro che un guscio vuoto e fragile.
Voglio concludere con una poesia di: Franca Grisoni: Alzheimer d’amore. Poesie e meditazioni su una malattia (Interlinea, 2017)
Casa di riposo, primo piano.
Per quanto staranno così
separati dalla propria armonia
note volate via
dallo stesso spartito,
per quanto vivranno così,
le nuche sulla federa sudata
il silenzio negli occhi
lo strepito delle mani accasciate
c’è tanto silenzio, qui, padre
la vita si alza in silenzio, qui, padre
respira salendo verso le tenebre
lo sforzo di un tronco strozzato dall’edera
e fuori sciama e chiama la gioventù fogliante
primavera mia
che ci sono finestre dove il sole
si affaccia come non desiderato
e azzurri che depongono
la loro azzurra dolcezza;
la speranza è nel gesto, papà,
senza radice e puro
dalla tua mano alla mia
dalla mia mano alla tua
lo splendore di un frutto maturo.
Sonia Angrisani – RTAlive
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