Da un’idagine sul traffico illegale di rifiuti e di smaltimenti abusivi, ermergono dei particolari inquietanti.
L’ inchiesta è stata condotta dal Comando Carabinieri per la Tutela Ambientale ed ha portato a cinque ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari, coinvogendo anche un funzionario della Protezione civile.
Sono stati incendiati 13 mila ettari di boschi e domati 3000 roghi, usando acqua contaminata. Nel laghetto da dove è stata prelevata e nel suolo circostante, sono state trovate altissime quantità di cadmio, idrocarburi e amianto.
L’ acqua per spegnere i roghi sarebbe stata prelevata dagli elicotteri anche dal lago di Comiziano, nel napoletano, dove i gestori del sito di ricomposizione ambientale sversavano rifiuti pericolosi non trattati provenienti dalla ditta di Santa Maria la Bruna di Torre del Greco.
Azienda che aveva un contratto con un’ impresa impegnata nei lavori della metropolitana di Napoli per il recupero degli scarti di lavorazione.
I provvedimenti sono stati emessi dal Gip del Tribunale di Napoli su richiesta della procura distrettuale della Repubblica – Direzione distrettuale antimafia, nell’ambito di un’indagine che rappresenta la prosecuzione di una uguale manovra investigativa che nel maggio del 2016 aveva interessato altre cave.
Intanto la Regione Campania fa sapere di aver stanziato 30milioni di euro da impiegare in tre anni per far sviluppare così una rete di controllo per intercettare i focolai prima che diventino roghi.
S.A