“Oggi Nocera è una città viva”, Torquato spiega perché si ricandida

“Bentornata Primavera” è il finale del messaggio pubblicato su Facebook dal sindaco di Nocera Inferiore, Manlio Torquato.

NOCERA INFERIORE. Il primo cittadino spiega le ragioni della propria ricandidatura, lo fa pubblicamente. Lo scrive su un manifesto dal fondo verde, simbolo della speranza ed in una data importante come quella del 21 marzo: la Primavera. Torquato afferma: “Siamo partiti da una situazione impossibile, ai limiti del “fallimento” di un Comune in gravi difficoltà finanziarie, organizzative e gestionali“. Rivendica, dunque, un lavoro svolto con passione, determinazione ed onestà. “E Nocera, oggi, è nuovamente una città viva”, frase emblematica al centro del testo, segno di una ripresa fortemente voluta dall’Amministrazione comunale.

Non è più la città del 2012, molte opere incompiute sono state terminate e tanto altro deve essere fatto, ecco perché Manlio Torquato si ripresenta agli elettori. Non è più una strada in salita, un aspetto che ha sottolineato nel proprio manifesto. Manlio Torquato vuol andare avanti, completare l’opera, avere la possibilità di rilanciare definitivamente la città Capofila dell’Agro. E se ci sono stati dei ritardi, la colpa non è certo dell’Amministrazione: “Su questo scontiamo ritardi giustificati, almeno in parte, dal fatto che senza soldi non si cantano messe, e che molti problemi vanno gestiti, insieme ad altri Enti: Regione, Provincia, Comuni vicini, Consorzi“.

Molto lavoro è stato svolto ed avviato, ma va terminato, il che rende necessaria una continuità amministrativa. È questo il fulcro della discesa in campo del sindaco uscente, una motivazione valida che pone in essere la possibilità di terminare tutto ciò che è giá stato avviato: servono altri cinque anni. Una speranza sottoposta al giudizio degli elettori, ecco perché la scelta del fondo verde, un colore che il sindaco scelse già alla sua prima elezione e che non ha mai abbandonato. “Completeremo il lavoro avviato. Insieme. Per Nocera“, queste le parole a chiusura del manifesto diffuso in rete.

Giuseppe Colamonaco – Le Cronache
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