I finanzieri della Compagnia della Guardia di Finanza di Agropoli, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Salerno (SA), hanno concluso complesse indagini nei confronti di primario gruppo bancario nazionale, coinvolto in operazioni di riciclaggio di 2,8 milioni di Euro, provenienti da un ingente traffico di 21.597 tonnellate di rifiuti realizzato tra le province di Salerno, Napoli e Caserta, la cui scoperta nel mese di dicembre 2012 aveva già portato all’esecuzione di misure cautelari personali nei confronti di 4 indagati e del sequestro preventivo di beni immobili, disponibilità finanziarie e di un sito destinato alla ricezione ed all’illecito riciclaggio di rifiuti, localizzato nella zona industriale di Marcianise (CE), del valore complessivo di 6,5 milioni di Euro.
Le indagini delle Fiamme Gialle sono state focalizzate sull’analisi dei flussi finanziari derivanti dall’operatività illecita della società investigata, con ultima sede presso lo studio di un commercialista di Capaccio (SA), precedentemente ubicata a Napoli ed operante nel commercio di rottami di rame, alluminio, acciaio inox, ottone, ferro, carter, piombo, nichel e radiatori, nei confronti di clienti localizzati su tutto il territorio nazionale.
è stato possibile ricostruire movimentazioni illecite di denaro contante per un ammontare complessivo di 28,5 milioni di Euro in tre anni, attraverso prelevamenti in contanti dai conti correnti accesi a nome della medesima società, nonché operazioni assimilate per importi fino a 100.000 Euro al giorno, oltre la soglia al di sopra della quale per legge scatta l’obbligo di avvalersi di intermediari abilitati, che attualmente è stata ridotta a mille euro.
Il decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, infatti, ha previsto l’abbassamento a 1.000 euro del limite all’uso del contante e di titoli al portatore, contemplato dal decreto legislativo n. 231/07, normativa di riferimento in materia di antiriciclaggio.
Nei confronti dei due amministratori della società, che materialmente hanno provveduto ad eseguire le singole operazioni, è stata contestata la violazione amministrativa di cui all’art. 58 del decreto antiriciclaggio, per cui entrambi sono stati segnalati al Ministero dell’Economia per la successiva applicazione delle proporzionali sanzioni, fino ad un massimo di 11,4 milioni di Euro.
Gli approfondimenti eseguiti hanno, altresì, consentito di accertare che, pur essendovi obbligata, una delle banche, dove il sodalizio criminale aveva acceso i rapporti bancari a nome della società investigata, non ha mai provveduto a segnalare all’Unità di Investigazione Finanziaria (istituita presso la Banca d’Italia) l’effettuazione di tali prelevamenti per contanti per 2,8 milioni di Euro complessivi in un solo anno.
Le successive indagini svolte hanno permesso di accertare le responsabilità ascrivibili, in primis, al direttore pro-tempore della filiale di Casavatore (NA) dell’Istituto di credito, dove la società aveva acceso il conto corrente.
Difatti, pur a fronte di prelevamenti quotidiani per importi rilevanti, questi non aveva mai provveduto a sospendere le operazioni sospette, né tantomeno a segnalare l’operatività all’Ufficio centrale antiriciclaggio della Banca, in palese violazione degli obblighi normativi imposti dalle disposizioni anti-riciclaggio.
Al termine degli accertamenti, l’operato del Gruppo bancario coinvolto e del suo dipendente è stato segnalato al Ministero dell’Economia ed alla Banca d’Italia, per l’applicazione di sanzioni che potranno arrivare fino ad 1,1 milioni di Euro, in base all’art. 57 del d. lgs. n. 231/07, per aver omesso l’invio di segnalazioni di operazioni sospette, a fronte del sistematico prelievo di grosse somme di denaro contante da parte di uno dei due imprenditori arrestati, presso il conto corrente acceso a nome della società investigata.
Il medesimo istituto di credito è stato, inoltre, segnalato alla Procura della Repubblica di Salerno per l’applicazione delle sanzioni previste dal d. lgs. n. 231/01 in materia di responsabilità amministrativa degli enti, per aver omesso l’esecuzione di un efficace azione di controllo da parte dell’Organismo di vigilanza, nei confronti del direttore di filiale, imputabile per il reato di riciclaggio.
Complessivamente, le indagini eseguite hanno portato alla denuncia di undici persone responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere, traffico e gestione non autorizzata di rifiuti, frode fiscale e riciclaggio.
Sono state concluse, infine, 3 verifiche fiscali nei confronti della società di Capaccio (SA), nonché dei suoi due amministratori, che hanno conseguito rilevanti “proventi illeciti”, con l’emersione di materia imponibile sottratta alla tassazione diretta per oltre 80 milioni di Euro ed all’I.r.a.p. per 57 milioni di Euro, nonché con la quantificazione dell’evasione Iva per 10,2 milioni di Euro.
Le complesse attività svolte sono scaturite dall’avvio, nel 2011, di una verifica fiscale nei confronti della società coinvolta nel traffico di rifiuti, a riprova del consolidato ruolo della Guardia di Finanza quale Corpo di polizia economico-finanziaria, che opera in modo “trasversale” a diversi settori di servizio.