Affisso davanti alla porta e nessuna valida spiegazione. La culla permette alle donne di rimanere nell’anonimato e lasciare il bambino al sicuro.
SALERNO. C’era una volta al San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, una culla termica, inaugurata nel 2015, donata dalla Innerwheel e che ora a distanza di quasi due anni non è più utilizzabile. Succede all’interno del nosocomio salernitano, un cartello affisso da prima delle feste natilizie, annuncia che “la culla termina non è utilizzabile” e nessuno sa le motivazioni.
Nessuno sa se la culla è danneggiata, se ci sono problemi tecnici, tutto tace. L’unica culla termica presente all’interno di un ospedale salernitano è proprio quella inaugurata il 30 settembre 2015 e ora però non può essere utilizzata.
La legge consente ormai alle donne di partorire in ospedale in totale anonimato, di essere assistite e di non essere perseguite se decidono di non riconoscere il figlio potendolo quindi lasciare in reparto, se non ci sono tutele per i piccoli che nascono in casa o in qualsiasi altro luogo e le madri non vogliono tenerli.
Una possibilità che avrebbe permesso a tanti bambini di non essere abbandonati per strada o nei cassonetti dei rifiuti come spesso accade.
Per ovviare a questo inconveniente, si era pensato appunto di installare vicino al pronto soccorso del Ruggi una culletta termica. C’è un varco che si apre dall’esterno, la donna mette il bambino in una culla con un sensore che suona direttamente al reparto di Neonatologia in modo che possa mettersi subito in moto l’assistenza al neonato.
La culla è collegata ad un monitor tramite una webcam. In corrispondenza ci sono una tapparella automatica termoisolata, un citofono di comunicazione collegato con il reparto e un pulsante di comando, premendo il quale la tapparella si solleva, consentendo così di deporre il neonato.
Ma come mai ora al Ruggi non sia più utilizzabile rimane un mistero.
Brigida Vicinanza – Le Cronache