POMPEI / CAVA DE’ TIRRENI. Ennesima organizzazione dedita al traffico di farmaci antitumorali rubati in Italia venduti nell’Europa dell’est sgominata nelle ultime ore. E molti sono volti noti. Un affare dai guadagni enormi che si è sviluppato grazie alla complicità se non la direzione di persone legate al mondo delle farmacie della provincia di Napoli e di Salerno. Questa volta ad operare è la procura di Bologna che ha fatto eseguire 18 misure cautelari, di cui 16 in carcere (due non sono stati trovati), una ai domiciliari e un obbligo di firma. Sono state poi effettuate otto perquisizioni in sette farmacie e un magazzino adibito a deposito dei farmaci rubati, tutte nel Nord Italia.
Ad essere coinvolti coinvolti il cavese Eduardo Lambiase, considerato il “manager” della struttura, trait d’union tra ladri specializzati e professionisti del settore farmaceutico, e i pompeiano Settimio e Antonio Caprini, padre e figlio, titolari di licenza di esportazione, molto noti per aver gestito una delle principali farmacie di Pompei.
Solo nel 2014, 13 i furti con scasso in farmacie ospedaliere del Nord, dal valore complessivo di due milioni e 700mila euro. Centro nevralgico un deposito di Cava de’ Tirreni.
L’attività criminosa dell’organizzazione non si limitava al furto ed allo stoccaggio dei farmaci, essa era nata con il preciso compito di gestire anche la reimmissione dei farmaci rubati, tendenzialmente di fascia H (antitumorali), sul mercato europeo.
I carabinieri di Ferrara hanno individuato i leader del gruppo dedito ai furti nelle farmacie ospedaliere Pasquale Alfano e il padre Vincenzo e i presunti ladri Ciro Chiavarone Mario Omaggio, Franco Naddeo, Marco Reina, Salvatore Prospero, tutti del napoletano. Giacomo La Vela, poi, avrebbe fornito supporto logistico agli Alfano, Salvatore De Simone era il corriere dei medicinali sull’asse Napoli-Genova, nonché fornitore delle strutture per lo stoccaggio dei medicinali. Centro motore, manager e promotore dell’associazione intera sarebbe stato Eduardo Lambiase di Cava de’ Tirreni, già coinvolte in altre indagini simili che, dopo aver individuato quale tipologia di farmaci sia più redditizia, e dopo aver creato le società all’estero, si associava da un lato con la batteria di ladri capeggiata dagli Alfano e, dall’altro, con Settimio Capri e il figlio Antonio che acquistavano “sulla carta” dalle società estere (Est Europa) di Lambiase i medicinali per poi “materialmente” inviare all’estero (Nord Europa) i farmaci “rubati nelle farmacie ospedaliere italiane, ma che avevano quindi ora una nuova legittimazione”.
Ernesto Pensilino, ancora, si occupava della ricettazione e della reimmissione sul mercato dei farmaci (fascia A e C) rubati e avrebbe messo in contatto la batteria di ladri con un informatore farmaceutico in pensione di Genova, Lucio Giorgio Grasselli che acquistava dagli Alfano i medicinali per poi rivenderli ad altra persona e a Emanuele Tubito (anch’egli ex informatore farmaceutico, destinatario di misura degli arresti domiciliari a Torino. Gli Alfano ed il clan “Licciardi” di Secondigliano era in contato perché il clan avrebbe preso uan tangentei.