«Il verde cittadino va ripensato»

NOCERA INFERIORE. Gli alberi della discordia. La città ha come simbolo proprio un albero, un noce, ma quelli impientati durante i lavori di arredo urbanistico della Giunta Romano mostrano tutti i limiti. Limiti che erano stati sollevati già all’epoca del loro impianto da ambientalisti ed esperti, rimasti inascolatti.
«Lamentele da parte della popolazione in merito alle alberature stradali cittadine si sentono spesso e riguardano di volta in volta la collocazione delle piante, l’invasività delle chiome, la presenza di insetti più o meno fastidiosi, la caduta al suolo di sostanze appiccicose dalle chiome, il sollevamento del manto che ricopre il piano di calpestio, potature percepite come troppo drastiche, potature effettuate fuori periodo e via discorrendo», afferma l’agronomo nocerino Luigi d’Aquino, noto ricercatore dell’Enea e con diverse pubblicazioni scientifiche recensite in tutto il mondo.

Che tipo di alberi ci sono in città?
«Le alberature stradali nocerine, attualmente sono costituite principalmente da ficus, lecci, tigli, ligustri, platani. Ovviamente, ogni specie arborea ha le sue esigenze, i suoi pregi ed anche le sue problematiche, e la specie perfetta non esiste…».
C’è un caso particolare che suscita polemiche, i ficus impiantati, ad esempio, a piazza Trieste e Trento, davanti alla stazione ferroviaria, su via Canale, via Roma, via Barbarulo, via Garibaldi, via Fucilari, piazza Guerritore ed altre strade cetrali «I ficus che, a dispetto di qualche voce critica che preannunciava le future criticità, furono impiantati anni addietro con grande entusiasmo siano emblematici di questi problemi causati alla cittadinanza e non solo.
Queste piante, infatti, hanno il grande pregio di avere una percentuale di sopravvivenza dopo il trapianto molto alta, di avere una crescita continua e molto sostenuta, di non perdere le foglie e di non presentare particolare attrattività per patogeni e parassiti delle piante; pertanto, sulla base di criteri “freddi” esse sembrano soddisfare egregiamente l’esigenza di creare rapidamente e stabilmente un’alberatura di una certa evidenza lungo le strade cittadine…»,
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E invece?
«Il loro modello di crescita fa sì che esse creino delle chiome compatte che si espandono in modo sia da invadere i balconi più bassi sia da ostacolare il passaggio pedonale sotto di esse; la loro crescita sostenuta e continua impone l’effettuazione di più interventi annui di contenimento delle chiome, interventi che rappresentano un costo per l’Amministrazione e generano grandi quantità di biomasse il cui smaltimento costituisce un ulteriore costo per la collettività; la stessa crescita sostenuta dei fusto e delle parti sotterranee fa sì che in diversi punti della città a pochi anni dall’impianto il lastrico dei marciapiedi stia già cedendo sotto la spinta, deturpando l’estetica dei marciapiedi stessi e generando situazioni di pericolo per il possibile inciampo da parte dei pedoni.
È facile immaginare che effetti possa avere una crescita radicale così sostenuta sull’integrità dei sottoservizi e che costo sarà il ripristino negli anni per la collettività cittadina. Insomma, potremmo dire che i delicati ficus impiantati anni fa sono divenuti oggi ospiti decisamente invadenti e che scelte apparentemente felici sul piano meramente tecnicistico sono divenute oggi fonte di problemi per la collettività».
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Che fare?
«La copertura verde di una città è parte del paesaggio urbano e, così come per gli edifici, bisognerebbe valutare la coerenza estetica del verde urbano con il territorio che lo ospita, quando si sceglie il tipo di pianta per le alberature urbane. I ficus impiantati a Nocera Inferiore appartengono ad una specie esotica totalmente sconosciuta alla flora locale, pertanto creano una discontinuità continuità paesaggistica rispetto alla vegetazione arborea spontanea tipica della nostra area…».

E quindi?
«Credo che la copertura a verde della nostra città andrebbe ripensata, cercando di contemperare esigenze di tipo urbanistico ed esigenze di tipo culturale, estetico e paesaggistico».
Insomma, bisognerebbe togliere i ficus e impiantare altre piante per risparmiare nel tempo soldi e manutenzione?
«E’ un’ipotesi da prendere in considerazione»

Gianfranco Pecoraro – Le Cronache
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