C’era una volta il “Buono Fruttifero”, una sorta di salvadanaio custodito dalle Poste Italiane. Gli italiani per anni si sono affidati a questo titolo postale, in genere per conservare i risparmi di una vita, oppure, per regalare a figli o nipoti un po’ di soldi per il futuro.
I buoni avevano la caratteristica di “maturare”, versavi una cifra e negli anni questa poteva raddoppiare o addirittura triplicare. Oggi, a distanza di tantissimi anni, da un buono di 1 milione di lire, si raccoglie una cifra irrisoria, considerando anche il potere di acquisto.
È il caso di un cittadino nocerino che, da un milione di lire, ha raccolto 5 mila euro. L’amara sorpresa sono state le tasse pagate alla riscossione, circa 600 euro, oltre ad una imposta di bollo di 2,80 euro. La tassazione supera l’investimento iniziale, 600 euro corrispondono ad oltre 1 milione di lire.
In un altro caso, un cittadino dell’agro, andando a riscuotere un buono fruttifero scaduto, ha purtroppo ricevuto zero euro. Armato di santa pazienza, ha dovuto informare gli organi centrali di Poste Italiane, ad oggi non ha ricevuto una lira, anzi un euro.