Le creazioni di Riccardo Dalisi prendono forma dal caos del suo atelier, ormai saturo di opere d’arte. Qui la confusione regna sovrana come succedeva nella mitica fucina di Vulcano, il dio che non forgiava solo il duro metallo ma anche l’impalpabile materia di cui sono fatte le favole dei sogni. Proprio per questo, in un video dedicato all’artista campeggia un perentorio invito: “Non dire mai che i sogni sono inutili.
E’ inutile la vita di chi non sa sognare!”. Forse per la sua ineludibile inclinazione a sognare Riccardo è rimasto un bambino, forse ingenuo ma lungimirante. Consapevole che i suoi veri maestri sono stati proprio i bambini, l’ottuagenario artista ha voluto ricambiare l’inconsapevole lezione che egli ha ricavato dal loro comportamento e così ha dimostrato ai suoi piccoli amici che bastano pochi ma sapienti colpi di forbici per creare una maschera servendosi di un semplice foglio di carta ripiegato verticalmente in due.
Con parole accattivanti e gesti immediati Dalisi insegue un sogno, quello di aprire l’arte all’impegno sociale. Proprio per questo ha creato dei laboratori nei quartieri più poveri di Napoli, da Scampia al Rione Traiano, e,per di più, cerca di far assaporare il benefico piacere dell’Arte ai ragazzi di Nisida e agli extracomunitari. In un loro messaggio a Dalisi gli alunni della “Fresa Pascoli” si sono detti consapevoli del “suo amore per la scuola e gli alunni in generale”, aggiungendo di sentirsi orgogliosi di avere dalla loro parte “un artista internazionale, presente in quasi tutti i musei del mondo” e di apprezzarne “le qualità umane e la disponibilità per il mondo dei poveri e degli emarginati”.
E’ stato emozionante vedere la caffettiera magicamente umanizzata da Dalisi in “Totocchio con il pesce al naso”, un personaggio di favola capace di tramutare un oggetto di arredamento interno, quale è appunto la caffettiera, in un personaggio che sa dialogare con i più piccoli. Dalla caffettiera napoletana classica si può passare, con l’inventiva, alla caffettiera Alessi e ad altri oggetti propri dell’ arredamento di interni, come le sedie dell’architetto Caccia Dominioni.
Quest’ultimo aveva fatto dell’utilità un requi- sito irrinunciabile, sia degli oggetti che delle forme architettoniche, secondo le intuizioni di Vincenzo Scamozzi che aveva reso funzionali le purissime architetture di Andrea Palladio, suo maestro che, affascinato dalla perfezione degli edifici dell’antichità, aveva tuttavia, perduto di vista il requisito della loro abitabilità.
“Totocchio” dialogherà con la “Maternità” di Alfredo Raiola e con i rispecchiamenti di Vincenzo Cordasco, nel primo concreto nucleo del Parco voluto da Giovanni Cuofano che aspetta solo di ampliarsi. Magari attraverso gemellaggi con simili istituzioni come il Parco della biodiversità di Catanzaro. Per questa via altri riconoscimenti toccheranno Riccardo Dalisi, già premiato a Los Angeles per il libro “Acqua Due-O” e vincitore di due compassi d’oro, uno per la caffettiera Alessi nel 1981 e l’altro “alla carriera” nel 2014.