Presunti imbrogli nei fallimenti al tribunale di Nocera, tutti prosciolti

Nessun riscontri alle accuse a carico di avvocati, commercialisti, imprenditori

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Si chiude dopo tre anni circa l’inchiesta su alcuni procedimenti fallimentari al tribunale di Nocera Inferiore con un’attesa archiviazione delle accuse. Del resto era stata la stessa procura ad aver chiesto l’archiviazione, dopo aver ottenuto per tre indagati l’arresto. Le accuse mosse in un primo momento, dopo la parziale demolizione da parte del Gip, poi davanti al Riesame e in un caso anche da parte della Cassazione, sono state considerate prive di riscontri le accuse mosse in un primo momento.

LE ARCHIVIAZIONI

Da sinistra, Fabio Sorrento, Giovanni-D'Antonio e Giovanni Faggiano

Da sinistra, Fabio Sorrento, Giovanni D’Antonio e Giovanni Faggiano

Vincenzo Bennet

Vincenzo Bennet

Archiviate le accuse a carico del più volte presidente dell’ordine dei commercialisti nocerini, Giovanni D’Antonio, del commercialista Vincenzo Bennet (attualmente presidente di Salerno Pulita, società non coinvolta in alcun momento nell’inchiesta), del professor Angelo Scala (docente di diritto processuale civile alla Federico II), di Antonio Ferrentino (responsabile di una ditta acquirente di un macchinario della Lodato), dell’avvocato Giuseppe Mauriello, del custode Agostino Bruno, di Annalisa Senesi (legale rappresentante della Lodato), dell’avvocato Fabio Sorrento, del commercialista e curatore fallimentare Giovanni Faggiano e di Francesco Pecoraro (coadiutore nella procedura).
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I FALLIMENTI
Due i filoni di inchiesta nell’ambito di reati di concussione o corruzione per atti contrari a quelli d’ufficio o altri minori: quello relativo al fallimento dell’industria conserviera Lodato Gennaro spa di Castel San Giorgio (risalente al 2018) e quello della Ge.I.Co.N., società di gestioni immobiliari e costruzioni navali.

FALLIMENTO LODATO
L’inchiesta partita dalla Lodato aveva riguardato un capannone di proprietà della ditta, venduto regolarmente dal custode giudiziario per 11,6 milioni di euro. L’acquirente denunciò di aver avuto richieste di denaro dai curatori fallimentari D’Antonio e Scala, tramite Bennet (già consulente dell’acquirente), per importi tra 50 e i 130mila euro per far terminare le condotte ostruzionistiche da parte della curatela che diversamente avrebbero limitato o impedito il godimento dell’immobile.

Furono anche allegate delle intercettazioni ambientali. Nel tempo, il gip considerò le dichiarazioni delle persone offese prive di riscontri. Un’inchiesta assai complessa che ha visto legali ma anche coadiutori (come Faggiano e Pecoraro) o custodi (come Bruno) coinvolti in vicende collaterali per un macchinario sparito, anche per queste ipotesi il giudice ha archiviato tutto non essendo emerse responsabilità da parte degli indagati. Archiviata anche la posizione di Annalisa Senesi per la locazione di un deposito.

FALLIMENTO GEICON
In questo filone fu disposto l’arresto di Faggiano, Sorrento e D’Antonio e si è conclusa con l’archiviazione delle loro posizioni.

L’inchiesta ruotava attorno alla presunta pretesa di denaro per “mitigare” i giudizi espressi nella relazione fallimentare della ditta per evitare più gravi conseguenze penali nei confronti del fallito. Nessun riscontro per gli incontri tra un rappresentante della ditta con l’avvocato Sorrento e D’Antonio per la richiesta di soldi per far alleggerire la relazione fallimentare. Dopo l’arresto, l’avvocato Sorrento dichiarò che non aveva avuto l’incontro in un bar con uno degli interessati al fallimento, D’Antonio non aveva accettato l’incarico di consulenza per conto del fallito essendo cognato del curatore Faggiano. Anche in questo caso, non c’è alcun riscontro.

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