Il 2024. Salerno e provincia, «Minorenni tra malamovida, disagio esistenziale e delinquenza»

Gli articoli che quest’anno hanno proposto temi di riflessione in vari campi che sono le principalI emergenze da affrontare nel 2025. I minorenni

In un’intervista di Salvatore De Napoli, pubblicata da La Città, il procuratore presso il tribunale dei minorenni di Salerno, Patrizia Imperato, nel giorno in cui ha assunto l’incarico di procuratore capo per i minorenni di Napoli ha tracciato un inedito quadro del mondo dei minorenni della provincia di Salerno, tra differenze nelle varie zone della provincia e soprese.

L’INTERVISTA
«È il disagio esistenziale il tratto comune della criminalità giovanile della provincia di Salerno, che caratterizza un po’ tutti i ceti sociali». Ed è probabilmente la prima volta che viene sottolineata questa particolarità alla base di molti reati commessi da chi nella nostra provincia non è arrivato alla maggiore età. Una riflessione che arriva dal procuratore presso il tribuna le per i minorenni di Salerno, Patrizia Imperato, a poche ore dal suo trasferimento a dirigere il più grande ufficio inquirente italiano, quello di Napoli, che si occupa della giustizia under 18».

Scendiamo più nello specifico, procuratore…
«Quando sono arrivata a Salerno, pensavo che fosse la Svizzera, nonostante fossimo a 60 chilometri da Napoli. Con il tempo mi sono resa conto che l’approccio rispetto alla criminalità minorile era caratterizzato da un dilagante buonismo che aveva due conseguenze negative: da un lato, quella di dare ai ragazzi un distorto senso di impunità e, dall’altro, quella di restituire alle forze dell’or dine un senso di impotenza rispetto ad interventi incisivi per arginare l’avanzare della criminalità minorile».

In che senso?
«Le vittime dei reati commessi da minorenni avvertivano una sorta di sfiducia a sporgere denuncia rispetto alle possibili conseguenze legate all’assenza o alla tardiva risposta delle istituzioni».

Una sottovalutazione del fenomeno?
«A leggere i numeri, Salerno sembrava un’isola felice per il numero esiguo dei reati commessi da minori; tant’è che, vedendo i dati statisti ci, avevo avuto inizialmente una percezione diversa della realtà. Faccio riferimento, ad esempio, all’esistenza delle baby gang sul territorio, fenomeno che, essendo legato a reati spia, solo con il tempo sono riuscita ad affrontare in maniere concreta, grazie alla collaborazione con carabinieri e polizia».

Quali sono le peculiarità che differenziano la criminalità minorile del Salernitano da quella del Napoletano?
«Sono completamente diverse. La criminalità minorile napoletana è legata prevalentemente al disagio economico e sociale; quella salernitana, invece, ad un disagio esistenziale dei minori. Ne sono un evidente esempio i reati commessi dai più giova ni e legati alla “malamovida”. Recentemente, abbiamo assistito ad una serie di aggressioni violente e risse, culminate anche in tentati omicidi, nei luoghi di incontro e di svago dei giovani. Legati al forte consumo di alcolici e stupefacenti? Sì, ma non è solo questo. C’è un disagio esistenziale anche nell’essere di un quartiere rispetto ad un altro: basti pensare alla nota rivalità esistente tra il centro storico della città e la zona orientale. Un fenomeno che ho dovuto affrontare a Salerno, città nella quale si vive molto l’appartenenza a un gruppo o anche a un semplice quartiere».

Una realtà diffusa su tutto il territorio provinciale?
«No. Soprattutto a Salerno, mentre in altre zone del di stretto la criminalità minori le assume altri connotati. Ad esempio, nell’Agro nocerino la devianza minorile è sicura mente legata alla criminalità organizzata».

Procuratore, come giudica la sua esperienza salernitana?
«Molto positiva. Il territorio ha risposto bene alle politiche di prevenzione messe in atto dal mio ufficio. Grazie an che alla presenza del prefetto Francesco Esposito e alla collaborazione delle Forze dell’Ordine e di tutte le istituzioni, dal mondo della scuola all’associazionismo, abbiamo elaborato un protocollo per contrastare il disagio giovanile con concrete iniziative volte ad evitare che i ragazzi consumino droghe e alcol. Così come, è stata messa in campo una concreta e fattiva lotta alla dispersione scolasti ca, insieme all’Ufficio Scola stico regionale e provinciale, all’Anci e ai Servizi Sociali. Ad esempio, nel mio ufficio ho creato una sezione della polizia giudiziaria dedicata solo alla dispersione scolastica. Ciò ha consentito un continuo scambio di informazioni con i Comuni e le scuole che ha comportato una sensibile riduzione del fenomeno, garantendo il rientro a scuola dei giovani intorno ai 16 anni. Risultati che hanno fatto di Salerno la provincia più virtuosa della Campania».

Salerno è anche una città di sbarco di tanti minori stranieri non accompagnati…
«Sì. Grazie al coinvolgimento del Comune capofila di Salerno, del settore politi che sociali, e all’attività dello sportello “Salerno prossimità”, siamo riusciti ad ottenere importanti risultati grazie an che ad una maggiore disponibilità dei tutori dei minori, per i quali, con il Garante per l’infanzia regionale, siamo riusciti ad organizzare corsi a loro destinati proprio per acquisire una professionalità idonea a supportare questa utenza particolarmente vulnerabile, così da comprenderne le aspirazioni e i bisogni. Inoltre, di concerto con il Tribunale per i minorenni e il Presidente Piero Avallone, abbiamo previsto la possibilità di procedere ad affidi familiari, a coppie e single, di minori stranieri non accompagnati, nell’ottica di uno scambio reciproco tra affidati e affidatari».

Cosa lascia a Salerno?
«Se mi guardo indietro sono soddisfatta e orgogliosa del lavoro svolto in questi anni, ben sette! L’esperienza sul campo costituisce per me un notevole bagaglio che porterò con me nel nuovo Ufficio. Spero che tutto il lavoro svolto in questi anni con la collaborazione proficua e in cessante del personale amministrativo e giudiziario e della polizia giudiziaria, continui ad essere portato avanti nell’Ufficio. La Procura per i minori di Salerno è infatti un vero gioiello, composto da personale amministrativo e di polizia giudiziaria dotato non solo di un elevato livello professionale ma anche di particolari doti di umanità, indispensabili per affrontare il compito delicato dell’Autorità Giudiziaria minorile. E, soprattutto, lascio un pezzo del mio cuore».

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