Rapporti tra politici e malavita chiesta la condanna per Pignataro, Eboli, Bianco e Cesarano

La procura generale chiede anche la conferma per un ex vicesindaco e ex consigliere comunale a Nocera Inferiore, per i fatti che ruotavano attorno ala costruzione di una mensa dei poveri

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Coda del processo “Altra Storia” presso la Corte d’Appello di Napoli alla quale è stato rinviato dalla Cassazione a carico di 4 imputati. Due invece erano state le condanne definitive (l’ex consigliere comunale Nicola Maisto e Luigi Sarno).

Nella requisitoria di ieri. il procuratore generale partenopeo ha chiesto la conferma delle pene a 8 anni per il boss Antonio Pignataro, tre anni e 2 mesi per Ciro Eboli (candidato al consiglio comunale nel 2017), due anni e 8 mesi il consigliere comunale di Nocera Inferiore Carlo Bianco e candidato alle competizioni di sette anni fa e Antonio Cesarano (ex vice sindaco di Nocera Inferiore dei primi anni Duemila).
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L’IMPUTAZIONE
L’accusa (poi caduta) all’origine era di scambio elettorale politico-mafioso, un reato ipotizzato nel 2017, durante le elezioni a Nocera Inferiore. Una vicenda che ruotava intorno a un terreno che all’epoca dei fatti era di proprietà di una persona risultata estranea alla vicenda, mentre l’unico interessato all’acquisto del fondo in questione era stato indicato (in entrambe le sentenze di merito) in don Alfonso Santoriello, parroco della chiesa di San Giuseppe a Montevescovado, che aveva il progetto di ampliare le proprietà parrocchiali per realizzare una mensa per i poveri. Il sacerdote nei mesi scorsi è stato assolto dal gip di Salerno da tutte le accuse.

Lo scambio politico elettorale era stato individuato nel capo d’accusa nella promessa di voti fatta da Pignataro (ultimo killer in vita di Simonetta Lamberti) a Bianco per l’adozione di una delibera d’indirizzo per il cambio di destinazione urbanistica.

I difensori degli imputati, nell’accoglimento del ricorso in Cassazione che ha disposto un processo a Napoli avevano rimarcato come «la delibera d’indirizzo fosse oggettivamente inutile ai fini del procedimento di variante al piano urbanistico comunale, per come spiegato anche da una consulenza sottoscritta da un docente universitario».
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E si osserva che già il giudice di primo grado «aveva assolto gli imputati dal reato di associazione mafiosa, così dimostrandosi che Pignataro aveva promesso il proprio intervento per reperire voti a titolo personale e non nella qualità di intraneo a una consorteria mafiosa, per come ricostruito anche dal giudice di primo grado». Sulla base di ciò sarebbe rimasto indimostrato che l’accordo elettorale prevedesse anche il ricorso al metodo mafioso quale strumento di procacciamento dei voti, non essendo sufficiente ai fini della configurabilità dell’aggravante il riferimento al solo profilo della percezione soggettiva di Bianco, costituito dall’affidamento nutrito dallo stesso imputato sulla capacità di Pignataro di intercettare voti mediante il metodo mafioso.

L’Altra Storia continua con 4 processi dinanzi alla Corte d’Appello di Napoli dopo che la Cassazione a gennaio scorso aveva annullato le condanne a carico degli imputati facendo diventare definitive solo quelle per Nicola Maisto e Luigi Sarno. Nel collegio difensivo gli avvocati Massimiliano Forte, Giuseppe Della Monica, Andrea Vagito e Rino Carrara. Sentenza a marzo.

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