Proteste da Pagani, da Sant’Egidio invece si gioisce per l’occasione di una democrazia
Ieri mattina la Provincia di Salerno si è espressa positivamente sul parere richiesto dalla Regione Campania sull’iniziativa referendaria consultiva sull’ex area contesa tra Pagani e Sant’Egidio del Monte Albino, una delle aree economicamente più importanti dell’Agro nocerino. L’iniziativa è promossa da esponenti del partito democratico, in particolare dal consigliere regionale e presidente della commissione Bilancio, Franco Picarone per far esprimere i cittadini sulla questione di appartenenza dell’aree di Sant’Antonio e Orta Loreto all’uno o all’altro comune.
DIVISIONI IN CONSIGLIO PROVINCIALE CHI HA VOTATO SI E CHI NO
A votare a favore della proposta referendaria sono stati otto consiglieri provinciali, cinque i contrari. Ora la proposta passa al consiglio regionali. Il Pd compatto per il Sì al referendum (assente Antonio Fiore). Hanno votato contro il referendum i consiglieri provinciali Pasquale Sorrentino (Psi), Cosimo Napoliello (Italia Viva) e Gerardo Palladino (Moderati) e gli esponenti dell’opposizione Aniello Gioiella (Fdi) e Annalisa Della Monica (Fdi) assenti Pasquale Aliberti (Forza Italia) e Giuseppe Del Sorbo (Lega).
COSA PREVEDE LA PROPOSTA DI REFERENDUM
La proposta prevede l’indizione di un Referendum consultivo per la modifica delle circoscrizioni territoriali dell’ex zona contesa tra i comuni di Pagani e Sant’Egidio del Monte Albino, una contesa che è andata avanti da anni e terminata con una sentenza definitiva resa dal Consiglio di stato che ha attribuito l’area al Comune di Pagani.
Da allora non poche le manifestazioni, le assemblee fino ad abbattere o danneggiare il cartelli che indica l’inizio di Pagani, lì dove fino a qualche anno fa c’era quello di Sant’Egidio. Una sentenza adottata sulla base di quello che per tanti a Sant’Egidio era un cavillo giuridico che in barba alla storia. Per Pagani, invece, un atto di giustizia. Il disegno di Legge Regionale prevede che a partecipare al referendum popolare siano solo i cittadini residenti all’interno della zona contesa, oltre quelli in un ambito territoriale non superiore ai 150 metri.
LA SENTENZA
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LA GIOIA E LE PROTESTE
Mentre a Sant’Egidio del Monte Albino si festeggia, a Pagani, che credeva la soluzione chiusa con la sentenza del 2023, ora si riapre una pagina della sua storia.
Un referendum «in spregio alle risultanze di una sentenza definitiva resa dal Consiglio di Stato appena un anno fa che, in maniera chiara ed inequivocabile, restituiva alla comunità Paganese un territorio sottrattogli illegittimamente dal comune Sangiliese – scrivono in un documento i consiglieri comunali paganesi Luna Ferraioli, Davide Nitto e Gaetano Stanzione, e gli assessori Carmela Ferraioli e Felice Califano -. Il Gruppo Orizzonte Comune, composto dai consiglieri comunali paganesi Davide Nitto, Gaetano Stanzione, Luna Ferraioli e dagli assessori Carmela Ferraioli e Felice Califano, esprime fermo dissenso rispetto all’iniziativa politica regionale, e ciò per le regole poco democratiche assunte da un partito che di fatto si definisce “democratico”, ma nella sostanza non si professa tale, in quanto trattasi di un’azione in totale assenza di coinvolgimento del comune maggiormente interessato, ovvero il Comune di Pagani.
Atteggiamento grave in considerazione della delicatezza smisurata dell’argomento dettata da aspetti di natura tecnico – amministrativa legati alla vicenda. In Provincia è andato in scena un atto di servilismo partitico che nulla ha a che fare con la tutela degli interessi dei cittadini che risiedono nella cosiddetta ex zona contesa.
Seppur tale parere non è in alcun modo vincolante, è di tutta evidenza che l’azione messa in campo dalla Regione Campania ed, in primis, dal Partito Democratico è volta esclusivamente alla tutela di interessi politici ed economici che si sono consolidati negli anni nel Comune di Sant’Egidio, che ha occupato “abusivamente” i territori dei fogli catastali 3 e 4, dopando la percezione stessa dei cittadini sulla vicenda.
L’accanimento mostrato volto al mantenimento del controllo su tali territori contesi, non è di certo solo una questione di appartenenza; infatti, non è da escludere che il tentativo di “riconquistare” l’ex zona contesa con il referendum popolare possa essere finalizzato a celare enormi responsabilità della politica sul governo del territorio di dette aree.
C’è da porsi allora qualche domanda: «Ma il promotore dell’azione referendaria, l’on. del PD Franco Picarone, ha mai interpellato il Comune di Pagani che è il legittimo proprietario delle aree? LA RISPOSTA È NO!
Ha mai avuto un confronto con la comunità coinvolta circa le ripercussioni che si troverà costretta a subire, in primis gli imprenditori, di poi i cittadini tutti che si ritroverebbero nuovamente sprovvisti di uno strumento di pianificazione urbanistica? LA RISPOSTA È NO!
Ha mai avuto modo di coinvolgere nell’iniziativa il circolo cittadino del PD, qualora esistesse ancora in considerazione del suo rumoroso silenzio? NON È DATO SAPERLO!
Forse la nostra Amministrazione, di natura civica, avrebbe dovuto barattare gli interessi elettorali di qualche politico di turno così come fatto dai nostri colleghi sangiliesi? NO, non l’abbiamo fatto e non ce ne pentiamo.
La salvaguardia degli interessi dei cittadini va oltre questo tipo di volgari dinamiche di consenso elettorale.
È evidente che la debolezza della proposta legislativa stride fortemente con il diritto all’auto determinazione; ed è forse proprio su questo punto che vogliono spingersi, un nervo scoperto il cui peso non sarebbe facile da gestire.
L’auspicio del Gruppo Orizzonte Comune è quello che la commissione regionale competente valuti con la dovuta attenzione le motivazioni che hanno indotto la nostra Assise ad esprimere all’unanimità parere contrario all’indizione del referendum, bloccandone l’iter amministrativo.
Ricordiamo a noi stessi che dietro al mascherato interesse di natura sociologica che la parte politica utilizza quale deterrente per giustificare l’iniziativa, si nascondono ben altre motivazioni volte a celare responsabilità, spesso gravi, di natura tecnico-amministrativa che hanno portato a ricadute negative tangibili su tutti i comuni limitrofi alla zona d’interesse; pertanto, anche qualora si dovesse giungere alle urne, contrariamente a quanto accennato nella proposta referendaria, il voto va esteso ad entrambi i comuni nella loro totalità degli aventi diritto al voto».