Scafati, processo Sarastra: assolti tutti gli imputati tra cui il sindaco Aliberti

La Dda aveva chiesto condanne dure. Le prima parole in un post

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Dopo alcune ore di camera di consiglio, il tribunale di Nocera Inferiore ha emesso una sentenza completamente assolutoria per tutti gli indagati rimanenti del processo Sarastra, sul voto di scambio tra elementi della malavita scafatese e il primo cittadino di allora (che è anche l’attuale) Pasquale Aliberti. Dopo 11 anni dai fatti arriva la sentenza per chi aveva scelto il rito ordinario, mentre per molti di coloro che avevano scelto l’abbreviato le condanne sono state definitive.

GLI IMPUTATI
In questo filone del processo sono indagati: Pasquale Aliberti, sindaco dell’epoca e attuale di Scafati, il fratello Nello, l’ex consigliere regionale e moglie del primo cittadino scafatese, Monica Paolino, l’ex staffista Giovanni Cozzolino, Roberto Barchiesi e Ciro Petrucci e Andrea Ridosso.

LA RICHIESTA DI CONDANNA
Il procuratore aggiunto di Salerno Rocco Alfano, per la Dda, aveva chiesto, sulla base delle indagini coordinate dal Pm Vincenzo Montemurro (ora alla Direzione antimafia di Potenza) aveva chiesto la condanna di Pasquale Aliberti a 6 anni e 8 mesi, Nello Aliberti a 6 anni e 3 mesi, Paolino a 5 anni e 4 mesi, Cozzolino a 5 anni e 4 mesi, Barchiesi e Petrucci a 5 anni e 9 mesi e Andrea Ridosso a 3 anni e 4 mesi.
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LA SENTENZA
Pasquale Aliberti, difeso dagli avvocati Silverio Sica e Giuseppe Pepe, è stato assolto con formula piena, perché il fatto non sussiste. Stessa motivazione per gli altri imputati. Ora sorge il contrasto tra il giudicato definitivo degli abbreviati con il primo grado del rito ordinario. Non è da escludersi il ricorso in Appello per un processo che già è stato molto lungo.
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IL POST DEL SINDACO
ACCUSATO DI CAMORRA PER 10 ANNI: ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE. GRAZIE AI MIEI AVVOCATI SICA E PEPE
Cari concittadini, cari amici,
Oggi, 13 novembre 2024, sento il cuore pieno e svuotato insieme. Vorrei parlarvi con leggerezza, ma non è possibile quando la tua vita viene stravolta, quando vieni trascinato nel fango, chiamato camorrista, e rimani solo con la tua voce, inascoltato.

Per otto anni ho dovuto ingoiare umiliazioni, convivere con lo sguardo impaurito dei miei figli, vedere mia moglie lottare per una famiglia che sentiva franare. Mio padre è morto portandosi dietro una vergogna che non meritava, e io sono rimasto solo, spesso incapace persino di piangere.

Oggi la giustizia ha detto quello che ho sempre saputo: ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE. Ma non c’è gioia piena. Il tempo non torna, e la vergogna ha lasciato segni che nessuno potrà mai vedere. Sono grato a chi ha creduto in me, anche quando era più facile girarsi dall’altra parte, a chi ha saputo vedere la verità nel buio delle menzogne.

La mia lotta, però, non finisce qui. Voglio restituire dignità a me stesso e alla nostra città, a Scafati, che ha sofferto con me, infangata com’ero io. Voglio che insieme ci liberiamo di questo peso, che torniamo a essere una comunità fiera, capace di guardarsi in faccia senza paura.

Non sono mai stato un camorrista, né un uomo che si piega al potere della malavita. Ho resistito, messo da parte il dolore e continuato a combattere. E continuerò, per me, per la mia famiglia, per tutti voi. Questo giorno è di chi ha resistito, di chi ha creduto che la verità sarebbe emersa.
Grazie a tutti.
Pasquale Aliberti

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