200 missili su Israele, 85% intercettato (prevedibile): la risposta minima sindacale

Le possibilità di una svolta per la pace e la necessità di non esagerare

Come era prevedibile c’è stata stasera la reazione da parte dell’Iran all’uccisione di Hassan Nasrallah, come era prevedibile sono stati esplosi molti missili, come era prevedibile sono stati quasi tutti intercettati. Dai 200 missili sparati dall’Iran contro Israele, solo una trentina hanno colpito gli obiettivi, sembra del tutto ininfluenti. Insomma, la parola d’ordine è prevedibile che di fatto ha fatto fare un’altra figuraccia all’Iran, che si è dimostrata per l’ennesima volta incapace di ferire Israele.

L’ACCORDO
Di fatti, regge (e bene) il fronte, per così dire, Arabo-Israeliano, quello degli accordi di Abramo. Va ricordato che più che Hamas, Hezbollah è stato protagonista di numerosi attacchi contro la stessa parte musulmana (di origine sunnita), facendo anche dei propri cittadini degli scudi umani, più che di quella israeliani. Insomma, l’asse Iran, Hezbollah, Hamas e Yemen alla fine ha finito per creare un solco più che Israele con gli altri paesi musulmani che ora di fatto appoggia Tel Aviv sia nella protezione aerea-missilistica sia nel consentire l’invasione del Libano per pochi chilometri per far saltare le postazioni missilistiche di Hezbollah per poi rientrare nei confini. Nel frattempo si continuano a bombardare le aree libanesi degli Hezbollah e a Gaza.

LE COLLABORAZIONI, LE CONTRAPPOSIZIONI
Nello stesso Iran (i cui segni di collaborazione con l’intelligence israeliana ormai sembrano chiari nei successi di Israele nei vari attentati) c’è un nuovo gruppo in ascesa che diventa sempre più insofferente da una guerra infinita con Tel Aviv, tra l’altro che non potrà mai essere vinta e che alla fine sta riducendo ai minimi termini proprio il paese persiano. In Iran c’è quindi una fazione pronta al cambiamento, sulla cui linea ormai si sono schiarati per la maggior parte dei paesi musulmani. Ovviamente, in Iran c’è una forte contrapposizione tra la parte più moderata dell’Iran e quella dei guardiani della fede, i pasdaran che gode ancora di una condivisione pubblica e che ha una mentalità “imperiale”, ossia di imposizione delle propria visione del mondo. La reazione iraniana sembra utile, come spesso accade in quest’area, a risolvere questioni interne che una risposta contro la Stella di Davide. Del resto, anche il timore di una sollevamento trasversale di una parte della popolazione contro le élite dei paesi considerato a questo punto traditori della causa araba. Un’opzione dietro l’angolo che gli eccessi di Israele potrebbe rafforzare. Una partita della pace da condurre con grande sottigliezza.

LA POROLE D’ORDINE: “NON MORTIFICARE”
Bisogna approfittare sempre mortificare l’avversario di questo momento e approfittare e rafforzare questi segni di novità. Lo stesso monito iraniano ad Israele a non attaccare l’Iran sembra un po’ come quelli di “Natale in casa Cupiello” in cui lo zio invitava a non rubare più rivolta al figlio di Cupiello e il padre Eduardo De Filippo rispondeva «Non lo facciamo più», volendo dire che un po’ladri erano tutti. La stessa risposta del primo ministro Benjamin Netanyahu sembra sulla stessa linea: «Iran ha fatto grosso errore e lo pagherà», molte chiacchiere, seguite da reazioni morbidissime come accaduto nei bombardamenti dal territorio persiano del 14 aprile e la risposta israeliana del 19 aprile. Certo se Netanyahu oggi perde la testa e si vuole impegnare nella distruzione totale dell’Iran, sarebbe una follia che prevedibilmente non farà. Come una maledizione sarebbe il prevalere delle fazioni più oltranziste su quellae più moderate.
Insomma, chiacchiere, reazioni che di fatto sono soft e di facciata, che rappresentano il minimo sindacale, che nessuno dei contendenti può pensare di far saltare per eccesso di muscoli.

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