L’ex assessore Ilario Capaldo critica l’idea di una struttura ricettiva nell’ex monastero di Nocera Inferiore

Chiuso dal terremoto del 1980, il monastero di San Giovanni in parco, in via Solimena a Nocera Inferiore, da decenni è stato uno dei monumenti più importanti da recuperare. Fa parte della fascia conventuale che caratterizza la base della collina del Parco e che va dal monastero di Sant’Anna alla caserma Tofano, ai conventi di Sant’Antonio e Sant’Andrea.

Quello di San Giovanni in Parco, come gli altri è testimone di un passato importante della città, nonostante l’aggressione speculativa che portò a costruire fin sulla balaustra che circonda la bellissima scalinata di accesso. Ora si pensa ad un recupero anche di questa struttura, portando a termine un lavoro iniziato diversi anni fa e a un suo riutilizzo.

Nell’attesa di conoscere quale sia l’idea complessiva per tutta la fascia alla base della collina del Parco, per evitare interventi seppur lodevole, ma episodici, si registra l’inizio di un dibattito culturale proprio su questa area della città. Il destino della Caserma rossa o Tofano che dir si voglia, in queste ore di San Giovanni in Parco che lo si vorrebbe trasformare in un albergo.

LA PROTESTA DI ILARIO CAPALDO
L’ex assessore Ilario Capaldo partecipa alla discussione con un duro documento sulla previsione di affidare il monastero di San Giovanni in Parco ad un albergo ed anticipato solo da alcune testate giornalistiche.

Scrive Capaldo:
«Questa estate così calda sta facendo molto male all’amministrazione nocerina. Poi dicono che uno è sempre polemico. Ma com’è pensabile che si contatti una catena alberghiera internazionale per farne una struttura alberghiera?

Ci sono notizie che San Giovanni in parco sia una struttura risalente a prima del 950, in origine una chiesa incastonata fra le mura di cinta della città, con a latere due torri che oggi non ci sono più, nel corso degli anni è stato anche ospedale dei poveri, per poi ritornare ad essere luogo religioso. Oggi abbandonato a se stesso.

Che si debba recuperare è fuori discussione, ma è proprio l’approccio ad essere sbagliato, questa amministrazione ha una strana idea di cosa sia la cosa pubblica. Quella struttura appartiene alla storia di Nocera ed ai nocerini. Che si recuperi e che sia destinata ad essere sede di cultura non di speculazione economica.

Quest’amministrazione se resta un po’ ferma e pensasse a fare cose normali magari non farebbe guai dal retroporto alla casa di comunità in piena zona agricola a Fiano all’ampliamento della rotatoria (altro milione di euro a carico dei nocerini). Non ci resta che pregare e sperare».