Ben 101 aziende del Salernitano coinvolte nell’inchiesta sugli aiuti SuperAce

Gli indagati sono 64. Spariti 117 milioni di euro

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Su 800 aziende in Italia che truffavano lo Stato per gli incentivi SuperAce ben 101 sono le aziende della provincia di Salerno. Ditte diffuse in tutta la provincia salernitana e scoperta dalla guardia di finanza di Frattamaggiore e dalla procura di Napoli Nord che ieri mattina hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo che per un totale ammonta a 117,6 milioni di euro. Denunciate 594 imprenditori o loro collaboratori (in molti casi teste di legno) in tutta la Penisola e di questi 64 persone sono residenti nel salernitano.

L’INCHIESTA DELLA PROCURA DI NAPOLI NORD
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I militari del tenente colonnello Carmine Bellucci ha indagato sui crediti connessi alle agevolazioni introdotte in materia di aiuti alla crescita economica, i cosiddetti “SuperAce”, per un valore complessivo di oltre 117 milioni di euro. La misura è stata introdotta nel 2011 per incentivare il processo di patrimonializzazione delle imprese italiane connotate da una scarsa consistenza economica ed è stata poi oggetto di revisione con il Decreto “Sostegni bis” del 2021, che ne ha rafforzato gli effetti, prevedendo un coefficiente di remunerazione incrementato al 15%, in luogo dell’1,3% ordinario, nonché la fruizione dell’agevolazione anche sotto forma di credito cedibile a terzi.

IL RAGGIRO

In particolare, l’attività di indagine ha riguardato la fascia di erogazione del credito inferiore e prossima ai 150.000 euro, attesi i più stringenti obblighi di certificazione imposti dal Codice antimafia per la fruizione di erogazioni pubbliche da parte delle imprese italiane che superino tale soglia. L’incrocio dei dati rilevati sui moduli utilizzati dai beneficiari per richiedere il credito con i valori riportati nei relativi bilanci di esercizio e nei quadri dichiarativi, quando presenti, ha fatto emergere come numerose imprese avessero trasmesso false attestazioni all’Agenzia delle Entrate, indicando di aver conseguito aumenti di capitale, in realtà mai realizzati.
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L’approfondimento, inoltre, della posizione di alcune persone fisiche, spesso ricorrenti nella loro qualità di firmatari dei moduli, come pure dei dati temporali ivi riportati, talvolta antecedenti alla data di inizio dell’attività dell’impresa, ha confermato la condotta illecita paventata, evidenziando un “elevato dispendio” di risorse pubbliche da frenare con tempestività.

LE POSIZIONI IRREGOLARI

Al termine delle indagini, sono state ricostruite 800 posizioni irregolari relative a altrettante società e attività d’impresa, riconducibili a 594 persone fisiche, oltre la metà delle quali residenti in Campania, ritenute responsabili del reato di truffa aggravata ai danni dello Stato per aver trasmesso all’Agenzia delle Entrate moduli con dati fittizi, per ottenere un credito poi ceduto a terzi, alimentando così il “mercato nero” dei crediti fiscali da cedere alle imprese maggiormente esposte con il fisco.
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Va notato che come per direttive del governo nazionale sono aumentati i controlli sugli Ecobonus, molti truffatori di sono spostati sugli incentivi SuperAce, tant’è che molti sono gli stessi nomi.

IL NUOVO TRUCCO

Mentre 281 ditte avevano presentato progetti truffaldini nella fascia tra i 75mla e in tra 150mila nel 2023, in quanto al di sotto della soglia nella quale è necessario presentare il certificato antimafia (che molte aziende non avrebbero avuto per vari motivi, anche perché di fatto inesistenti), nel primo trimestre 2024 sono cambiate le cose.

Con l’abolizione dell’ecobonus, i truffatori si sono spostati sull’altro incentivo con 529 pratiche tutte tra 140 e 150mila euro. Per dare il senso dei numeri. In Italia sono state scoperte 800 aziende truffaldine, di queste 312 sono in Campania, 101 in provincia di Salerno.

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