I fatti risalgono al 13 febbraio 2023
Davanti ai giudici, il 17enne imputato di Scafati si è difeso sostenendo che la pistola dalla quale è partito il colpo non sarebbe stata la sua ma della vittima, e che il colpo sarebbe partito durante un corpo a corpo, ferendo chi aveva l’arma. Ma i giudici del tribunale per i minorenni non gli hanno creduto e lo hanno condannato a due anni e otto mesi di reclusone. Gli avvocati Pasquale e Gaetano Morra, suoi difensori, hanno già annunciato il ricorso.
GLI SPARI IN VIA BUONAROTI
Secondo l’accusa, il 13 febbraio dello scorso anno nella piazza della vicina a via Michelangelo Buonarroti, nel quartiere Mariconda di Scafati, ai confini con Pompei e Castellammare di Stabia avrebbero litigato il 17enne imputato con un 21enne scafatese. Durante la lite un colpo di pistola, calibro 7,65, avrebbe raggiunto alle gambe il 21enne, che stava rientrando a casa. Il ferito cadde a terra, in una pozza di sangue. Trasportato d’urgenza in ambulanza all’ospedale di Nocera Inferiore, i medici riscontrarono non gravi feriti alla giovane vittima.
Le indagini dei carabinieri della tenenza scafatese portarono all’individuazione del 17enne, grazie ad alcuni filmati di videosorveglianza e a delle testimonianze di persone presenti in zona. Alla base della lite ci sarebbero state vicende di natura personale, probabilmente la classica “guardata storta”. Del fatto fu subito informata anche la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Salerno, che sull’accaduto aprì un’indagine con l’ipotesi accusatoria di gravissime lesioni.
L’ATTIVITÀ INVESTIGATIVA
L’imputato, grazie alle indagini dei carabinieri, su ordine del Gip per i minorenni, il 29 marzo successivo fu posto in una comunità per minorenni per pochi mesi. La procura per i minorenni sottolineò che questa gambizzazione si trattava di «un ennesimo episodio di violenza – questa volta aggravato dall’uso di un’arma comune da sparo – consumato in pieno centro cittadino ed alla presenza di altri giovani: manifestazione di insensata e gratuita aggressività attese le inesistenti motivazioni che avrebbero determinato il ferimento della vittima».
Il procuratore per i minorenni ha aggiunto: «Lo scambio di sguardi, una risposta ritenuta “provocatoria”, sono molto spesso le cause determinanti di eventi quali quello verificatosi lo scorso 13 febbraio a Scafati. Sempre più spesso si registrano gravi fatti di violenza commessi da minori e giovani adulti le cui motivazioni sono di una tale levità e banalità da apparire più che come la causa». Ragazzi che fin da bambini i giovani vivono in contesti difficili dove le diatribe per qualsiasi motivo si risolvono ricorrendo alle pistolettate con anche un’evidente facilità pure per i giovanissimi di trovare armi illegali e andare in giro con la pistola alla cintola.