L’abolizione del numero chiuso a Medicina rischia di essere inutile e di continuare a passare per “fessi”, La proposta per evitarlo
«Se continuiamo così fra poco dovremmo chiudere i proprio soccorso di Nocera e a Salerno». L’allarme è del Governatore Vincenzo De Luca. Sembra una delle sue uscite pubbliche deluchiane, per attirare l’attenzione o giustificarsi di un servizio che non viene reso o lo viene con difficoltà, come è quello sanitario. Ma l’uscita ha un fondamento di realtà, purtroppo. Nei prossimi anni, andranno in pensione più medici di quelli che si laureeranno. Non ne parlami del numero di specializzati. Lo stesso dicasi per gli infermieri.
L’azione manifesto di De Luca, quella dell’abolizione del numero chiuso a Medicina, a parte del rischio di far tornare a tempi passati le facoltà, quando i professori avevano il codazzo e solo i primi ascoltavano e vedevano cosa facesse il professore, e c’è la concreta possibilità chi si risolva in un nulla di fatto, tranne un aumento pazzesco dei costi per la formazione dei cadici bianchi. Aumentare il numero degli studenti sarebbe un bene, ma in maniera limitati alla qualità della formazione. Bisognerà investire anche nel maggior numero di borse di studio per le specializzazioni, visto che specializzarsi spesso è l’unica possibilità di trovare un lavoro.
LA FUGA ALL’ESTERO E AL PRIVATO
Il sistema Italia spende oltre un milione di euro per preparare un medico specializzato (agli specializzandi viene pagato uno stipendio attorni ai 1.700 euro). Ma una volta specializzati, buona parte dei neolaureati/neo specializzati va nella sanità privata o all’estero. Insomma, il sistema Italia paga per fare la fortuna di altri Stati e del privato in Italia.
LA PARTE DEL “FESSO”
In pratica il sistema Italia fa la parte del “fesso”, spende soldi per preparare chi poi andrà ad arricchire altri paesi e i nostri ospedali rimangono a secco. Per fare un esempio, il direttore generale dell’Asl Salerno, ha ricordato che c’è un concorso per 450 posti in tutta la Regione Campania, ma solo un terzo dei medici ha partecipato. Altro che aprire nuovi pronto soccorsi, di tenere in funzione i piccoli ospedali, pensare agli ospedali di comunità, alle case di comunità: i medici non ci saranno neanche per gli ospedali maggiori.
LA PROPOSTA PER NON CONTINUARE A FARE LA PARTE DEL “FESSO”
L’unica soluzione è rendere il corso di studi universitario in Medicina e di specializzazione a totale pagamento dei partecipati o il binario del finanziamento dallo Stato. In quest’ultimo caso, lo studente sottoscrive un contratto con la Pubblica amministrazione che lo vede impiegato per 10 anni dopo il conseguimento della specializzazione. Il modello più o meno è quello dei piloti militari che dopo un periodo di formazione sottoscrivono una ferma per 12 anni, al termine del quale, possono transitare nei ruoli civili. Insomma, un doppio binario: chi si fa pagare la formazione dallo Stato una volta laureato dovrà lavorare per chi ha pagato la sua costosissima formazione, chi si paga il corso di studi è libero fin dal conseguimento della specializzazione di andare a lavorare ovunque.
L’APPELLO DEL DIRETTORE GENERALE DELL’ASL CHE FA ARROSSIRE E/O SORRIDERE
Solo così potremo evitare gli appelli francamente da far arrossire, se non sorridere, del direttore generale dell’Asl Salerno, lanciato anche questo ieri mattina, all’inaugurazione del nuovo reparto oncologico all’ospedale di Pagani: «Se si ha un amico o un parente che ha un qualcuno che lavora da un’altra parte d’Italia gli chieda di venire a lavorare nella nostra Asl: faremo il massimo per accoglierla». Bastasse l’appello di un amico o di un parente per far tornare a lavorare nelle Asl della Campania è un’ingenuità. Si va a lavorare in altre regioni italiane perché la presenza asfissiante della politica nella sanità pesa un pò di meno del macigno che è in Campania o in generale al Sud.
In altre regioni non c’è il rischio di essere aggrediti dalla popolazione mentre si svolge il proprio lavoro in un clima lavorativo migliore. Una volta costretti a specializzarsi in altre regioni, si rimane solitamente in quelle realtà. Per chi va all’estero o fa i gettonisti, l’unica motivazione sono i soldi. Nel privato si percepisce di più, per un lavoro che non prevede il pronto soccorso o le emergenze in genere, con tutto quello che consegue per stress e non solo.
All’estero si guadagna molto di più, in più delle volte si ha la casa messa a disposizione gratuita, senza considerare che molti paesi arabi offrono paghe da capogiro, l’abitazione gratis, orari di lavoro ridotti, strutture sanitarie all’avanguardia e, perfino, lunghi periodi di vacanze e il pagamento delle scuole private per i figli, tutti benefit che nessuno Stato europeo potrebbe sostenere.