Cinque arresti e altri due indagati a piede libero
Soldi frodati al fisco Frode fiscale da 45milioni di euro nel mondo conciario e dei pellami in genere, sete indagati, cinque dei quali agli arresti. Tra questi un imprenditore residente a Nocera Inferiore e due di Mercato San Severino. I finanzieri del comando provinciale di Avellino hanno arrestato cinque persone (due in carcere e tre ai domiciliari).
Eseguite 12 perquisizioni a persone e società ed il sequestro preventivo, per complessivi di circa tre milioni di euro. Le ipotesi investigative sono, a vario titolo, di riciclaggio, reimpiego di profitti illeciti ed emissioni di fatture per operazioni inesistenti, soprattutto da parte si società cartiere.
GLI ARRESTI
in carcere sono andati il 46enne imprenditore Ermanno Siano, già noto alle forze dell’ordine, e quello che sarebbe stato l’amministratore di fatto di una sua società, il 39enne Alessandro Romano, entrambi di Solofra.
Ai domiciliari sono andati altri tre imprenditori, il 41enne Alfonso Oliva, nato a Nocera Inferiore ma residente a Solofra, il 44enne Domenico Calabrese di Nocera Inferiore e il 57enne Dario Alderisi di Mercato San Severino, tutti interessati ad aziende della lavorazione delle pelli, i primi due con ditte a Solofra e l’ultimo a Porto Sant’Elpidio, ma operante a Castellamare di Stabia.
Gli arrestati sono difesi dagli avvocati Raffaele Tecce, Ennio Napolillo e Assia Iannaccone. Indagati a piede libero il 70enne S.A. 1954 di Solofra e il 60enne S.A. di Mercato san Severino
LA FRODE
I finanzieri avellinesi ritengono che Siano e Romano, attraverso compiacenti “prestanome” e società “cartiere”, avessero creato un articolato sistema di frode fiscale, per oltre 45 milioni di euro, grazie a un vasto giro di fatture false, trasferendo poi parte delle illecite somme di denaro, per circa 1,7 milioni euro, tramite numerose movimentazioni bancarie, verso paesi extracomunitari, ed in particolare in Cina.
Gli indagati avrebbero effettuato una serie di trasferimenti di capitali tra le società coinvolte nel sistema fraudolento e diversi cambi di amministratore o cessioni di quote societarie per allontanare da loro i sospetti e dissimulare i capitali utilizzati. Secondo la procura irpina, gli arrestati avrebbero riciclato i proventi illeciti, utilizzando anche dei contratti fittizi con altre aziende e adottando l’escamotage della cessione dei crediti, grazie al quale la società, che rappresentava il centro di interessi primario, non risultava apparentemente coinvolta nei trasferimenti di soldi. Importante è stato l’esame dei dati informatici che hanno consentito di acquisire importanti elementi investigativi per delineare il contesto delle indagini.