Parole dure della procura e del Gip
Un’istruttoria carente, incredibilmente carente, da far accapponare la pelle sarebbe quella che avrebbe dato il benestare al trasferimento in Tunisia dei rifiuti. Quella pratica, come ricostruisce Salvatore De Napoli su La CittĂ , sarebbe stata curata dal funzionario della Regione Campania Vincenzo Andreola. Carenze tali che , per il pm Vincenzo Montemurro della Dda di Potenza e per il Gip «per la loro enormitĂ , ed a tacere d’altro, dimostrano di per sĂ© il dolo del predetto funzionario (a meno di non ammettere, come sopra detto, che invece di trovarci al cospetto di un professionista che per mestiere pratica quotidianamente queste procedure e questa specifica normativa, siamo davanti ad un quives de populo a cui per caso hanno affidato questo incarico)».
L’inchiesta sul trasferimento di rifiuti dall’Italia alla Tunisia che ha portato a nove arresti, quattro in carcere e cinque ai domiciliari, che hanno riguardato i rifiuti spediti dalla Sra di Polla alla Soreplast di Susa in Tunisia, con oltre 200 container, parte dei quali distrutti in un incendio e parte rientrati a Salerno.
LE INDAGINI
I magistrati sono quasi increduli di quanto è riuscita a fare, anzi a non fare il funzionario regionale. Per l’esportazione dei rifiuti era necessario l’ok della Regione che doveva verificare documenti della ditta di partenza e di arrivo, i codici di classificazione dei rifiuti e tanto altro.
La calabrese Eco Management S.p.A. aveva contatti con ditte tunisine e aveva iniziato le pratiche per l’esportazione con la Regione Calabria ma era in corso in problemi con gli uffici regionali sui documenti fondamentali all’autorizzazione. Fino al 18 settembre del 2019, quando Paolo Casadonte, 40enne calabrese finito in carcere, informa il suo socio tunisino che: «La notifica la stanno facendo in Campania dove non abbiamo alcun problema.
Solo i tempi tecnici che saranno di circa 40 giorni». E così sostanzialmente fu, visto che nell’affare sarebbe entrata la Sra, anzi, in una successiva telefonata fu comunicato che giorni erano scesi a 15.
LA SRA DI POLLA
Gli inquirenti sono convinti che l’azienda di rifiuti Sra di Polla amministrata da Antonio Cancro e riconducibile ai Palmieri di Battipaglia sia l’epicentro dell’intero affare.
«L’esito delle indagini permetterĂ di comprendere che la scelta della S. R.A. non è stata casuale, nĂ© è risultata legata a motivi tecnici – scrivono gli inquirenti e il Gip -; bensì per la necessitĂ di far entrare nell’affare il gruppo Cancro-Palmieri, che aveva grandi volumi di rifiuti da dover smaltire e portava in dote le conoscenze presso gli uffici della Regione Campania di un funzionario amministrativo (Andreola Vincenzo) disponibile ad assecondare (illecitamente) le pratiche della S.R.A., consentendo di ottenere le necessarie autorizzazioni anche a fronte di evidenti e macroscopiche irregolarità ». Anche queste parole lapidarie.
I FUNZIONARI DELLA REGIONE CAMPANIA
Sul punto della disponibilitĂ di alcuni funzionari della Regione Campania sembrano non avere dubbi nĂ© il pm Montemurro nĂ© il Gip: «Le modalitĂ dei fatti, l’immediata “disponibilitĂ ” dimostrata dai funzionari della Regione Campania, le evidenti anomalie che hanno caratterizzato l’iter della pratica di autorizzazione, sono tutti elementi che portano a ritenere probabile u1na pregressa conoscenza da parte del gruppo Cancro-Palmieri della “disponibilitĂ ” dei funzionari della Regione Campania a favorire i traffici illeciti transfrontalieri».
IL SOSPETTO
Nell’ambito dell’intera indagine, secondo i magistrati, «aleggia pesante il dubbio che la disponibilitĂ dimostrata a porre in essere condotte illecite (con disinvoltura e una convinzione d’impunitĂ ) da parte dei funzionari pubblici (sia italiani che stranieri) sia frutto di accordi corruttivi. Profilo emerso nell’ambito delle parallele indagini Tunisine, ma che non ha trovato -allo stato – riscontri nelle indagini poste a fondamento del presente provvedimento».
IL PUNTO CENTRALE
Sull’iter lacunoso della pratica, scrivono gli inquirenti: «I documenti pervenuti dall’Anged – agenzia tunisina delegata alle autorizzazioni, ndr – nella disponibilitĂ di UOD – ufficio di Salerno che doveva dare l’ok al trasferimento dei rifiuti, ndr – , erano privi dell’intestazione dell’AutoritĂ o comunque non confezionati su carta intestata, erano privi di data, firma, protocollo e qualsiasi altra informazione che di norma e secondo il banale buon senso anche dall’uomo della strada (e senza dovere arrivare a funzionari amministrativi il cui pane quotidiano è l’analisi degli atti di altre autoritĂ ) vengono applicate in ogni Stato nella corrispondenza e nei procedimenti amministrativi».
Insomma, gli inquirenti ritengono che per prova logica, Andreola avrebbe rassicurare gli indagati giĂ mesi prima dell’inizio dell’iter, cioè a settembre 2019 sul buon esito della pratica.
E inoltre: «L’intera pratica -seguita dall’Andreola – è risultata un mero espediente formale per consentire ai rifiuti di viaggiare con un’ “autorizzazione” di facciata, così da permettere alla S.R.A. di inviare in Tunisia (in violazione e spregio delle disposizioni nazionali ed internazionali) rifiuti da mandare in discarica, lucrando sulla differenza di costi che lo smaltimento in Italia di tali rifiuti avrebbe determinato». E le omissioni e la superficialitĂ dei funzionari campani non sarebbe finita qui.