Una lunga vicenda giudiziaria per arrivare alla condanna
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Chiese un’informazione per strada a Scafati ad una ragazza, scese dal furgone delle consegne e le si presentò con il solo nome per conquistarne la fiducia poi la violentò. È stato riconosciuto colpevole, in primo grado di violenza sessuale, un 36enne corriere residente nel casertano.
Il tribunale di Nocera Inferiore ha condannato l’imputato a due anni di reclusione, contro i quattro chiesti dal pubblico ministero. Concessa la sospensione condizionale della pena, subordinandola alla frequentazione di un percorso di recupero presso un ente specializzato, che dovrà iniziare entro 90 giorni, in caso contrario sarà eseguita la condanna.
TUTTO INIZIÒ CON UNA BANALE RICHIESTA DI INFORMAZIONE
La vicenda risale al 2 luglio del 2018 e ha visto un lungo iter giudiziario passato prima per una richiesta di archiviazione alla quale si è opposta la vittima, poi l’imputazione coatta da parte del Gip, un nuovo esame in aula e alla fine è giunta alla condanna dell’unico imputato per violenza sessuale che, probabilmente, sarà appellata.
La vittima, una studentesse universitaria di 22 anni di Scafati, nel pomeriggio di sei anni fa, fu avvicinata in via Luigi Cavallaro, nei pressi del liceo scientifico scafatese, da un corriere che scese dal furgone delle consegne. La scusa fu quella di chiederle un’informazione stradale e per conquistare la sua fiducia, l’imputato le disse perfino il suo nome di battesimo.
All’improvviso, l’uomo la spinse contro un muro, bloccandola il tempo necessario a baciarla sul collo e a infilarle la mano nella biancheria intima, mentre si sarebbe denudato e avrebbe mostrato i genitali. Instanti lunghi come ore ai quali la studentessa universitaria pose fine con una serie di gomitate che le consentirono di guadagnare la fuga. Poi la chiamata al 112, avvertendo di quanto accaduto, la visita in ospedale. Tra le lacrime, la giovane descrisse il furgone, le fattezze dell’uomo che l’aveva aggredita e gli abiti che indossava. La ragazza, assistita dall’avvocato Roberto Acanfora, ha fornito particolari utili alle indagini pur se ha dovuto rivivere quei tragici momenti.
LE INDAGINI
I carabinieri hanno accertato che in via Cavallaro, a quell’ora e in quel giorno, c’era un unico furgone di quella nota azienda di spedizioni nazionali. I funzionari della ditta hanno confermato che a Scafati c’era un solo loro mezzo, condotto da un dipendente che aveva lo stesso nome detto alla vittima.
L’imputato ha sempre sostenuto di non aver nulla a che fare con quella storia di violenza sessuale, ammettendo di lavorare per l’azienda di trasporti e di essere stato in quel momento sul posto, ma di non aver mai visto la vittima.
L’imputato è stato fatto confrontare con altre persone che per fattezze gli erano simili, ma la ragazza lo ha riconosciuto. La condanna che ha previsto anche un risarcimento dei danni da liquidarsi in separata sede.