San Marzano, spunta la maxi pietra “Zuottolo” a Largo De Gasperi. Tutti i dubbi

Sarebbe utile comprendere quale è il progetto autorizzato dall’ente e se avesse previsto, tra l’altro, la grande lastra pubblicitaria

Continua la saga “largo De Gasperi” tra lavori “fantasma”, alberi abbattuti, disagi alla circolazione e dulcis in fundo una mega lapide, installata qualche giorno fa, su un masso con tanto di stemma del Comune e la sponsorizzazione a caratteri cubitali di un’azienda di San Valentino Torio.

I DUBBI
Dei lavori su questo quadrivio che insiste su strade provinciali non se ne viene a capo. Più volte anche dalle colonne di RTALive abbiamo chiesto lumi sin sul cartello di cantiere, mai affisso, dove doveva essere riportato tra le varie informazioni il progettista, l’importo dei lavori, la data di inizio e di fine dell’opera. Poi ci furono gli ormai noti funerali degli alberi: maestosi cedri libanesi che si ergevano per circa 30 metri visibili da lontano e che rappresentavano un benvenuto green a San Marzano sul Sarno, dichiarati malati da una discussa perizia agronomica.

LE PERPLESSITÀ
Ciò che lascia perplessi sono le dichiarazioni dell’ex primo cittadino Carmela Zuottolo che, nel corso di una diretta social del 19 dicembre, ha dichiarato: «Alberi di un certo valore sono stati donati dal sindaco», riferendosi ai lavori di riqualificazione di Largo De Gasperi.


COSA PREVEDE IL PROGETTO? ANCHE LA MAXI PIETRA? CHI HA AUTORIZZATO L’OPERA E IN CHE TERMINI?

Non è dato sapere cosa prevedesse e preveda il progetto comunale per quest’area, ma sappiamo che le alberature sono state donate dalla famiglia dell’allora “sindaco in carica” o attraverso la società di famiglia come oggi si legge sulla mega lastra di granito apposta al centro di un’aiuola che separa le carreggiate. Un’incisione gigante che riporta “Verde donato e curato da Autotrasporti Zuottolo Antonio” azienda in cui è interessata l’ormai ex sindaca marzanese.

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A quanto ammonta questa donazione? Stando al valore di mercato delle albertature piantumate come questi bellissimi ulivi secolari non è da poco conto e potrebbe superare le diverse migliaia di euro. Ci chiediamo perché non è stata fatta una donazione per atto pubblico? Gli uffici comunali sono al corrente del valore arboreo e sono stati registrati in un apposito elenco? Esiste una delibera della Giunta comunale che accettava la donazione e per quale valore? Quale attestato è stato rilasciato al donatore?

Chi ha scelto la tipologia di alberatura da impiantare? E su quali direttive tecniche agronomiche e di ingegneria? Quale lastra di pietra pubblicitaria era prevista in progetto ed approvata dal Comune e chi l’ha autorizzata per forma e grandezza? Se e quanto questa pietra potrebbe essere pericolosa per la circolazione veicolare? Negli anni sono stati tanti i veicoli che hanno invaso le precedenti aiuole soprattutto negli orari notturni, quindi è stata considerata questa evenienza in fase di progettazione? C’è una relazione, probabilmente, dell’ufficio tecnico comunale o della Polizia Locale o forse della Provincia di Salerno? Sono tanti gli interrogativi che, dopo due anni, ancora vanno chiarite.

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IL PRECEDENTE E IL REGOLAMENTO
Ricordiamo anche come l’ex sindaca, animata dalla sua magnanimità per il comune marzanese, ha affidato al marito Pietro Marsico, in qualità di presidente dell’associazione “Il Parco dell’Amicizia onlus”, un’area del “Parco Urbano adiacente viale Roma per una superficie di 500 metri” e chiedeva di “installare qualche panchina con tavoli in legno ed anfore, arricchire con piante di abbellimento e realizzare una piccola area dog per lo sgambettamento dei nostri amici a 4 zampe (cani), il tutto gratuitamente”, riportava la nota acquisita al protocollo il 20 maggio 2021.

Il giorno successivo fu immediatamente autorizzata dall’ufficio tecnico con un “affidamento verde pubblico” richiamando un regolamento del 2008. Nell’atto comunale venivano espressamente autorizzate le installazione che sarebbero “rientrate nel patrimonio comunale in modo gratuito” e che “per eventuali modifiche alle aree concesse in gestione occorre preventivo assenso dell’Ente”. Com’è andata a finire poi è ben noto.

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