L’area della piazza più famosa al mondo prigioniera di venditori ambulanti, maschere di supereroi, homeless
Le folle di visitatori, marchio di fabbrica della famosa Times Square a New York, passeggiano con il naso all’insù ignorando quei cambiamenti che, giorno dopo giorno, in modo quasi impercettibile, stanno cambiando il volto della piazza più famosa del mondo. In peggio. Una involuzione che fa infuriare quanti, nel corso degli anni, si sono succeduti per rendere il crossroad of the world più appetibile ai nuovi investitori. Non siamo più a Disney, i tempi di Topolino e Minnie sembrano solo un ricordo. Il timore, reale, è che la piazza possa tornare a essere quella degli anni ’70, un quartiere malfamato noto per la criminalità, la droga e gli spettacoli sessuali.
Ad accogliere il turista che arriva a Port Autority – l’enorme Terminal dei buses e dei treni nel cuore della Times Square Area – appena si aprono le porte automatiche, è il forte odore di marijuana. Senzatetto e vagabondi, in servizio permanente effettivo dinanzi alla Stazione, fumano sigarette raccolte dai marciapiedi. Un tiro, due e poi lanciano la cicca. Il fumo ti avvolge, ti penetra nelle narici, lo respiri, inevitabilmente. Tossisci e cerchi di allontanarti, velocemente. Intanto dribbli.
Devi fare attenzione ai venditori ambulanti di frutta, tutti rigorosamente sudamericani, posizionati in ogni angolo delle strade quasi a delimitare l’area più turistica di Manhattan. Bambini venezuelani ed ecuadoriani, insieme alle mamme, richiamano l’attenzione del turista: “Mango, mango”, urlano, per venderti un bicchierone di plastica pieno di frutta già tagliata a sei dollari.
Finalmente arrivi nel cuore di Times Square e ti accorgi che l’aria è meno densa di hot dog e noci arrostite; ancora una volta, sono i migranti che la fanno da padrone. L’offerta turistica però qui si amplia: alla vendita di frutta si aggiunge la foto ricordo con uno dei supereroi in carne ed ossa: King-Kong, Superman, Topolino, e tanti altri pupazoni che hanno letteralmente monopolizzato l’intera area. Guai però a provare a fotografarli senza aver lasciato un “obolo” perché la reazione potrebbe anche essere brusca. Loro, i sudamericani, stanchi e sfiniti, trascorrono ore indossando quei vestiti caldi e pesanti e la ricompensa, ai sacrifici, la pretendono.
Gli stessi afroamericani hanno spostato la loro merce contraffatta lontana dalla piazza per stabilirsi nel blocco successivo. Dormono, fumano, per lo più, in attesa di un cliente. La trasformazione del quartiere – da “grintoso” a “disneyano” – è stata un capitolo significativo della rivitalizzazione di New York che oggi si ritrova a fare i conti con il passato che incombe. L’ombra del degrado urbano è dietro l’angolo. I senzatetto, gli sbandati dormono per strada, tra la folla che li evita a stento accecata dalle lucine a neon: Times Square resta un turbinio di teatri, autobus turistici e gru edilizie, un richiamo per milioni di turisti che sorridono al degrado.
Dalla corrispondente Rosa Coppola