Le imputazioni
Stava costruendo la strada “Sopracase” a Siano quando ci fu una frana che lo seppellì: per la morte del 65enne manovale edile Antonio Ceres di Eboli in tre finiscono a giudizio. Dal 18 ottobre prossimo, con l’accusa di omicidio colposo in concorso, saranno processati il 54enne Salvatore Aliberti di Siano, coordinatore della sicurezza in fase di esecuzione dei lavori, difeso dall’avvocato Alfonso Murtarelli; il 44enne Gaetano Vignola, amministratore della ditta Re. Co.srl e datore di lavoro del defunto, assistito dall’avvocato Giovanni Annunziata; e il 69enne Gerardo Sola committente dei lavori nonché coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione delle opere e responsabile unico del procedimento per conto del comune di Siano, difeso dall’avvocato Maurizio Mastrogiovanni.
L’incidente sul lavoro avvenne il 12 gennaio 2021 e causò la morte per asfissia acuta in seguito al seppellimento di Ceres che stava lavorando nel cantiere edile in via Papa Giovanni XXIII a Siano, per realizzare la strada “Sopracase”. In particolare, l’operaio ebolitano stava eseguendo i lavori all’interno del canale che costeggia la strada, ad una profondità di circa 3,40 metri. Intorno alle ore 15, il muro di sostegno del canale crollò causando una frana che seppellì Ceres.
La procura di Nocera Inferiore ritiene che ci siano elementi per affrontare un processo dove il coordinatore della sicurezza Aliberti avrebbe omesso di verificare ed adeguare le misure generali per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori verificare e adeguare. Vignola non avrebbe verificato l’applicazione delle disposizioni delle prescrizioni del piano operativo della sicurezza della sua stessa ditta. Sola, sempre secondo le ipotesi della procura di Nocera Inferiore, non avrebbe non avrebbe redatto il piano di sicurezza e coordinamento con specifiche relative alle caratteristiche idrogeologiche del terreno su cui venivano eseguiti i lavori, eliminando o riducendo al minimo il rischio di seppellimento.
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