L’uomo pretendeva che la moglie assistesse alle visite alla figlia all’interno del pronto soccorso
Aggrediti due medici del pronto soccorso di Nocera Inferiore: avevamo chiesto a un genitore di una 15enne di attendere fuori mentre la visitavano ed eseguivano i vari accertamenti. Neanche il Covid ha insegnato a chi evidentemente non sa vivere in un paese civile, che per esigenze sanitarie nei reparti ospedalieri, specie il pronto soccorso, vengono visitati e curati solo i pazienti e gli accompagnatori rimangono all’esterno.
E c’è pure, come un genitore di Boscoreale che giovedì sera ha aggredito due medici, anche fisicamente ai danni di una dottoressa solo perché aveva chiesto alla moglie di attendere in sala d’aspetto. Intervenuti i carabinieri sul posto ed ora la denuncia farà il suo corso, anche perché non solo è stato messo in parte a soqquadro il pronto soccorso alla presenza di altre persone con gravi patologie curate nel reparto, ma sono stati aggrediti due medici.
Eppure la 15enne “malata” aveva una cefalea, in pratica un mal di testa, sintomi che solitamente si risolvono con un antidolorifico o possono precludere altro, ma per accertarlo, i medici devono eseguire visite e accertamenti. L’uomo, forse anche spazientito dall’attesa, si dice quattro ore, ma i codici verdi (che possono rivolgersi anche alla guardia medica) devono essere assistiti entro sei ore, dando spazio a quelli gialli e rossi che in quel momento, come al solito, all’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore erano numerosi. La mamma pretendeva di assistere la figlia durante la visita, nonostante avesse 15 anni, e all’ovvia richiesta di attendere nella sala d’aspetto è intervenuto il padre che ha fatto quel che ha fatto. Al di là del modo incivile di comportarsi e dell’aggressione ai medici si procura un danno ai pazienti, compreso il paziente che si accompagna.
Il problema all’Umberto I di Nocera Inferiore (il cui posto di polizia chiude alle 20 e rimane scoperto nelle ore più pericolose) sta diventando gravoso, come in realtà in tutta la Campania. Il problema che ai violenti andrebbe contestata anche l’interruzione del pubblico servizio che espone gravemente gli ammalati anche alla perdita della vita. Un’azione decise bisogna metterla in campo, a protezione dei caschi bianchi: le violenze subite, sono tra le prime cause della fuga dei medici dai pronto soccorsi verso altri incarichi. Lasciando posti vacanti con ripercussioni sulle cure.