Protesta delle TV locali, manifestazione a settembre

Dopo una serie di valutazioni sulla situazione rovinosa delle televisioni e delle radio locali, colpite duramente più che dalla crisi dalla congerie di norme burocratiche, economiche e da scriteriati rivolgimenti tecnologici che ministero e Agcom si inventano quotidianamente, abbiamo deciso di indire per il giorno 24 settembre 2014 una doppia manifestazione a Roma, dalle 10 alle 12,30 in via Isonzo 21 presso la catastrofica Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e dalle 14 alle 15 al largo Brazzà 86 (Fontana di Trevi) sede dove completa l’opera nefasta dell’Agcom il sottosegretario Antonio Giacomelli del Ministero per lo sviluppo economico (Mise).
La Questura di Roma ha posto pesanti limitazioni al numero di persone presenti sia in via Isonzo che al largo Brazzà perché il mese di settembre a Roma è ritenuto piuttosto “movimentato”, tuttavia, da un punto di vista sindacale non saremo impediti di chiamare per nome con gli altoparlanti sia il presidente dell’Agcom Angelo Marcello Cardani che il sottosegretario con delega alle comunicazioni Antonio Giacomelli che è quello che ci interessa consegnando loro la nostra base programmatica.
Abbiamo preso questa decisione esaurite tutte le speranze che avevamo nella giustizia amministrativa (Tar e Consiglio di Stato) perché essa finisce sempre per soddisfare le pretese del Ministero e Agcom per una ragione molto semplice: magistrati del Tar e del Consiglio di Stato, compresi i presidenti di sezione, spesso prestano servizio per interi periodi per Agcom e Ministero; essi sono i principali referenti delle leggi che poi, una volta rientrati nei Tar o nel Consiglio di Stato “, giudicano in prima persona o attraverso loro colleghi, i ricorsi presentati dai malcapitati cittadini: uno scandaloso procedere di controllori di sé stessi, che rende la giustizia amministrativa come dicevamo scarsamente attendibile.
In secondo luogo, il mondo politico, invece di procedere secondo giustizia ed in particolare obbedendo alla legge delle leggi che è la Costituzione repubblicana, ha in ogni occasione dimostrato di infischiarsene del diritto di espressione sancito dall’articolo 21 perseguendo linee funzionali ai propri interessi di partito o di singoli politicanti particolarmente aggressivi.
Fatte queste considerazioni, abbiamo pensato che i veri referenti sono i singoli responsabili, nella fattispecie il presidente dell’Agcom e il sottosegretario alle comunicazioni, perché per questi signori, dalla carriera ammantata di rosa e confortata da emolumenti stratosferici, sentirsi chiamare per nome e cognome dalla piazza è uno scomodo diversivo rispetto al loro abituale standard di vita con la possibilità di ripetere l’azione ogni due o tre mesi.

Conna, Coordinamento nazionale Nuove Antenne

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