Dispersione scolastica in aumento, in particolare in Campania

Il drammatico picco nel Mezzogiorno

Dispersione scolastica ancora ad alti livelli in Italia, in particolare in Campania. A lanciare l’allarme della dispersione scolastica è il rapporto «Alla ricerca del tempo perduto. Un’analisi delle disuguaglianze nell’offerta di tempi e spazi educativi nella scuola italiana.» di Save the Children, pubblicato nel settembre 2022.

Dai dati pubblicati si evince che nel 2021 il tasso di uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione si è attestato al 12,7%, si consideri che il Consiglio dell’Ue nel 2021 ha fissato il traguardo del 9% entro il 2030. Si capisce bene che si è ancora lontani da tale obiettivo. Le percentuali di ‘dispersi’ alla fine del percorso di istruzione, nelle regioni meridionali, sono più elevate rispetto alla media nazionale con il dato della Campania che raggiunge un picco del 19,8%.

LE CAUSE
La pandemia da Covid-19, che ha attanagliato l’Italia e il mondo intero negli ultimi anni, ha portato con sé inevitabili conseguenze. Una di queste, anche se sottovalutata, è stata l’aumento del fenomeno della dispersione scolastica. L’esperienza della Dad ha influito in maniera notevole, avendo di fatto creato una lacerazione dei rapporti tra alunni, docenti e sistema scuola. Il mancato contatto con i professori è stato, in alcuni casi, un fattore determinante nella decisione di allontanamento dal mondo dell’istruzione.

Si pensi, ad esempio, a tutte le difficoltà tecniche che docenti e alunni hanno dovuto affrontare o all’impossibilità di seguire la classe in maniera diretta, senza l’ostacolo del web. Si potrebbero menzionare anche le difficoltà di molte famiglie nel reperire strumenti informatici adeguati, problema al quale le istituzioni scolastiche hanno parzialmente ovviato – non immediatamente, purtroppo – con la concessione di supporti informatici (quali tablet e/o pc) in comodato d’uso gratuito.

POVERI E SENZA ISTRUZIONE
L’aspetto da sottolineare è che povertà economica e povertà educativa sono strettamente correlate. La dispersione scolastica, negli ultimi anni, ha toccato maggiormente i minori provenienti da nuclei familiari svantaggiati dal punto di vista socioeconomico, minori che hanno registrato livelli di apprendimento più bassi rispetto ad altri studenti.

Purtroppo la scuola è costretta ad affrontare il problema della povertà educativa con mezzi molto limitati e deve tener conto anche delle sue carenze storiche. Senza alcun dubbio la pandemia e gli sforzi per garantire la continuità educativa degli studenti hanno indebolito ulteriormente tale sistema, «in un momento in cui l’aumento dell’inflazione rischia di azzerare la spesa per l’istruzione delle famiglie meno abbienti» – come si legge dal report.

IL MEZZOGIORNO PIU’ PENALIZZATO
Il divario tra Nord e Sud sembra avere un notevole peso. La mancanza di servizi e spazi, del tempo pieno a scuola, della mensa, di attività extra-curricolari e di investimenti non fanno che aumentare il gap tra alcuni territori e quartieri italiani. Chi ha la possibilità di pagare riesce ad usufruire di servizi che vengono, purtroppo, negati agli studenti e alle studentesse appartenenti a famiglie svantaggiate o provenienti da quartieri cosiddetti “difficili”.

Oltre alla condizione socioeconomica del nucleo familiare di appartenenza e al divario tra Nord e Sud, bisogna evidenziare anche l’influenza del background migratorio di una percentuale di studenti nel processo di apprendimento. Pare, infatti, che gli studenti con background migratorio – nati in Italia o meno – conseguano risultati peggiori, soprattutto in italiano.

I RIMEDI
I passi da fare per invertire la rotta sono sicuramente molteplici. Basti considerare che l’Italia si colloca agli ultimi posti in Unione Europea per investimenti nel settore dell’istruzione e formazione. Nel 2020, nonostante i fondi per far fronte alla pandemia, il nostro Paese ha investito solo il 4,3% del PIL (Prodotto Interno Lordo).

Maggiori risorse economiche, quindi, unite alla garanzia di maggiori servizi su scala nazionale potrebbero ridurre il fenomeno della dispersione scolastica e garantire una formazione adeguata ad una platea più ampia di studenti e studentesse.
Karima Sahbani

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